{ In un sito di un’agenzia di traduzioni, sotto il titolo "Costi", ho trovato un elenco dei loro prezzi, confrontati con quelli più "alti" delle altre agenzie.
Ma quanto costa realmente una traduzione? Chi fa le traduzioni dei clienti delle agenzie di traduzione?
Una parte viene tradotta internamente, un’altra delegata a collaboratori esterni indipendenti, traduttori professionisti, come lo sono i copywriter o i web writer.
Tradurre richiede tempo e competenza. La competenza e le ore di lavoro di un traduttore hanno prima di tutto quel prezzo/costo necessario per comportarsi da libero professionista dal punto di vista pratico, economico e fiscale. Un traduttore dedica per esempio parte del proprio tempo alla gestione di un micro-ufficio: computer, programmi specifici, contabilità, segreteria, amministrazione, assicurazioni, corsi ed aggiornamenti, marketing, ricerca e mantenimento clienti. Oltre alle tasse e i contributi obbligatori, i suoi prezzi contengono le somme da lui preventivate per ferie, malattia, pensione e vita giornaliera.
Come quella di altri professionisti, la competenza di un traduttore è basata su molto tempo dedicato allo studio e a l’esperienza pratica. Aggiungiamo il tempo materiale per tradurre, che non è semplicemente "scrivere al computer", ma un processo di redazione, riflessione, ricerche terminologiche e stilistiche che risulta nelle scelte linguistiche ed extra-linguistiche necessarie per ottenere che il testo tradotto realizzi gli intenti dell’autore/cliente.
Per capire quanto può o deve costare una traduzione professionale, nella pratica basta conoscere i prezzi orari di qualunque altro libero professionista. Tuttavia, quando subentra un "terzo" anello tra il cliente finale e il traduttore professionista, l’agenzia, la somma pagata al traduttore e quella pagata dal cliente all’agenzia per la traduzione, logicamente non coincidono più. In questo caso il traduttore rinuncia ad una parte del proprio guadagno a favore dell’agenzia che gli procura clienti e/o lo dispensa in parte di altri oneri che difficilmente potrebbero essere gestiti da un solo individuo.
Rimane tuttavia logico il nesso – pur non essendo lineare o assoluto – tra i prezzi offerti ai clienti finali e quelli pagati – a monte – ai collaboratori esterni…
Un traduttore competente con moltissima esperienza supera difficilmente una media di dieci cartelle** al giorno nel campo di specializzazione che può definire il proprio cavallo di battaglia. Non è difficile a questo punto calcolare quale dovrebbe essere il prezzo "giusto" di una traduzione professionale.
** In Italia, una cartella corrisponde a 1500 caratteri spazi inclusi, calcolati da word (strumenti, conteggio parole), oppure a più o meno 210/230 parole.
Un traduttore professionista, a mio avviso, vive svolgendo un’unica professione: quella del traduttore. Di qui le tariffe.
Se il 50% di quello che guadagno va in tasse, e se vogliamo la tredicesima come un normalissimo lavoratore e 1 mese di ferie, per portare a casa 1.500€ netti al mese (che non sono una cifra enorme) dobbiamo incassare esattamente (1.500€ x 13mensilità = 19.500€:11mesi lavorativi = 1.772€) 1.772€ netti al mese, ovvero 3.545€ lordi al mese (ovvero 886€/settimana, pari a 177€/giorno). Questo ammettendo che ci sia un flusso I-NIN-TER-ROT-TO di lavoro; non solo, ma anche assicurazione, fax e telefonate tutto gratis (così come il lavoratore dipendente). Fantascienza. Ma continuiamo ancora un secondo: volendo fornire una qualità degna di questo nome, e lavorando per non più di 8 ore al giorno, un traduttore professionista non traduce più di 5 -massimo 6- cartelle al giorno.
Dunque, ogni volta che un professionista lavora al di sotto di 177€:5 = 35,45€/cartella, o il traduttore lavora sotto costo, oppure svolge altre professioni oltre a quella di traduttore.
In generale sono assolutamente d’accordo; ma, entrando nel merito, l’idea per così dire “tradizionale”, per cui la produttività massima di un traduttore specializzato e professionista sia 2500 parole al giorno, ormai è superata.
Grazie ai CAT e a tutti gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione (e di cui NON possiamo non avvalerci se vogliamo davvero definirci professionisti), la media è molto più alta, e a questo punto… deve esserlo.
Penso ci sia una via di mezzo fra l’onorario “giusto e ideale” e la realtà del mercato. Ci sono paesi come l’India che offrono traduzioni a 0,03 cent € / parola! Non entro nel merito della qualità del lavoro… Ma allo stesso tempo, penso che se un traduttore chiede all’agenzia 0,15 sia fuori budget anche lui. Purtroppo tante volte i clienti non vedono tutto il lavoro che c’è dietro una traduzione, e sono la prima che ci rimane male, visto che la mia lingua, lo spagnolo, è quella che tutti pensano di sapere… Basta aggiungere la S! Detto questo, penso che noi traduttori vedendo onorari come quelli dei signori Notai ci sentiamo frustrati, ma la differenza è sostanziale: loro sono una casta ben tutelata, noi no. Questo però non giustifica, il più delle volte, i loro onorari. Sfido chiunque a dire che ha pagato volentieri la tariffa del rogito pensando: “sicuramente si è ben guadagnato la sua parcella” . Come mai noi vogliamo lo stesso? Se una persona guadagna 35,5 € cartella, e fa 3000 parole al giorno, si parla di 450 euro al giorno… non male direi… mi chiedo però quanti siano i pochi privilegiati che riescano a fare questo e a mantenere anche i clienti…. Non si tratta di svendersi, si tratta di trovare un compromesso fra la professionalità, il guadagno, gli oneri fiscali e la soddisfazione del cliente. Per quanto mi riguarda, preferisco dover fare qualche cartella in più per guadagnare bene che massacrare un cliente e poi faticare a trovarne un altro. Allo stesso tempo, preferisco dire di no per un lavoro con una tariffa bassissima che non copre le mie ore di lavoro, perché so in partenza che dovrò lavorare rapido e male per rientrare nel preventivo.
Ho detto solo come lavoro io e chiaramente questo mio parere non vuole essere una provocazione né per chi ha tariffe altissime, né tanto meno per chi ha scelto di farsi pagare poco. Volevo solo condividere la percezione che ho della mia professione e del mercato col quale lavoro.
Buon lavoro a tutti!
Cara Marianela,
E’ vero: un traduttore non sarà mai un notaio – ben pochi altri professionisti godono di simili entrate peraltro. Va comunque detto che se un traduttore riesce a tradurre, e tradurre bene, 3.000 parole al giorno può tranquillamente contenere i costi, coniugando quantità e qualità: 35€/cartella e 3.000 parole al giorno portano a un guadagno di 420€/giorno circa, dunque 3.634€ netti/mese (considerando le solite 45 settimane lavorative e un carico fiscale del 50%)..direi che in questo caso ci sono le condizioni per abbassare un po’ i prezzi (anche se comunque il conteggio di cui sopra implica un lavoro ininterrotto per 45 settimane, che non è così realistico).
Io sono dell’idea che ognuno può applicare la tariffa che vuole e trovare i compromessi che più gli comodano, l’importante è che la scelta venga fatta consapevolmente: se qualcuno, come sostiene Laura di ElleDiTraduzioni, riesce a tradurre 10 cartelle al giorno, fa benissimo ad abbassare i costi e a rovinare il mercato ai più cari. Quello che conta, a mio avviso, è che il traduttore si faccia due conti in tasca rendendosi conto di quante ore lavora al giorno e per quante settimane lavorative riesce a mantenere questo flusso costante: insomma, una scelta consapevole e sostenibile nel tempo anziché dettata dall’idea di accettare lavori alla cieca.
Caro Michele, coincido col tuo pensiero. C’è da dire che a volte le traduzioni sono semplici e ti permettono di aumentare il volume di parole al giorno, allo stesso tempo, mi è anche capitato di stare una settimana intera su un testo che avrei potuto fare (per quantità di parole) in due giorni. A volte, i documenti, sono scritti in modo triste… ma veramente triste… quindi forse, la cosa migliore, sarebbe evitare la generalizzazione e fare un discorso volto anche alla tipologia e la difficoltà del documento da tradurre, no?
In sintesi, chi è alle prime armi non deve per forza prendere la tariffa più alta che trova in internet come esempio né quella più bassa, ma il traduttore esperto, che in teoria ha tariffe più alte, non dovrebbe essere statico nei preventivi, perché proprio grazie alla sua esperienza, a volte, riesce ad ultimare un testo in tempi molto brevi.
A discapito delle tariffe molto alte, va detto che forse sarebbe il caso di cercare più clienti, piuttosto che far quadrare i conti massacrando i clienti fedeli…
Ti auguro una buona giornata! Grazie per avermi dedicato il tempo per rispondere!
Marianela
Cara Marianela,
Grazie a te per la risposta. Sono d’accordo, il costo lo fa fra le varie cose anche il testo, quello è sottinteso: credo comunque che anche un professionista affermato da anni e iper specializzato abbia in mente un fatturato giornaliero, settimanale e/o mensile da raggiungere. Deve averlo, altrimenti si lavora a caso, prendendo quello che viene alla tariffa che viene.
E’ una filosofia di vita molto bella, ma a livello di business plan non regge.
La tariffa dei 35€/cartella cui accennavo sopra è indicativa per chi traduce 6 cartelle al giorno, motivo per cui sottolineo che, secondo me, è effettivamente meglio avere in mente un fatturato giornaliero, settimanale o mensile, piuttosto che una tariffa a cartella. Voglio dire: è il tempo che richiede un testo che fa il prezzo, non tanto il testo e la quantità di parole. Se un traduttore ha un testo che per quantità di parole/cartelle potrebbe fare in due giorni e invece fa in una settimana (vuoi perché era scritto male, perché era poco leggibile, perché era cartaceo o in pdf-immagine anziché in doc ecc), il compenso da percepire è ovviamente quello giornaliero moltiplicato per 7, non certo quello pari a due giorni (e dunque non quello basato sulla quantità di parole). Non vedo altra scelta, altrimenti significa che si lavora sottocosto, no?
Quando parlo di “economicamente sostenibile” intendo una scelta che se protratta nel tempo permette di mantenere un reddito pressoché costante: se per il cliente A traduco a 17€/cartella, per il cliente A tradurrò quasi sempre a 17€/cartella, sia che il testo sia semplice, sia che il testo sia difficile o cartaceo o .pdf. Perché il cliente si fida di te, sa che trova in te un lavoro fatto bene e a al costo del lavoro precedente: i testi che ti consegna sono tutti uguali per lui. Dunque si può lavorare anche a 10€/cartella, in teoria: purché il flusso dei clienti sia REALMENTE -e NON teoricamente- tale da far percepire il reddito desiderato.
Sono anche io contrario a chi stigmatizza chi applica tariffe più basse. Se un traduttore tramite l’uso dei CAT ha trovato un modo per tradurre 20 cartelle in 8 ore lavorative e riesce, sempre nelle 8 ore (!!!sottolineo: sempre nelle 8 ore!!) anche a fare la revisione finale del testo, gestire la contabilità, recuperare i crediti ecc, mandare fatture, comprare la carta per la stampante, cercare nuovi clienti ecc, e il traduttore in questione applica una tariffa da 15€/cartella, beh è chiaro che lui ha trovato il modo vincente per coniugare qualità a basso prezzo: il reddito cui potrebbe aspirare è di 2.600€/mese -netti, tredicesima inclusa. Sicuramente un reddito più alto di tanti lavoratori dipendenti.. La mia domanda a chi mi dice che “ormai la media delle 2.500 parole al giorno è largamente superata” è se in queste 8 ore lavorative riesce davvero a fare anche tutte le operazioni che ho elencato sopra, e che sono sempre lavoro, oppure no..altrimenti il guadagno percepito è diverso da quello reale, e secondo me anche questo è un punto che merita una riflessione..
Mi fermo qua -per adesso…
Grazie di nuovo Marianela.
Michele
Siete sicuri che un traduttore professionista viva svolgendo un’unica professione: quella del traduttore? Mi pare di averlo letto più volte in Italia, ma non ne sarei così sicura.
Quindi, una donna (o un uomo) che scelgono il part-time perché hanno figli piccoli o un’altra attività, di solito complementare, non sarebbero dei professionisti? Può essere … Non sono un’esperta in marketing delle traduzioni, ma i colleghi che rifiutano tariffe basse sono proprio quelli che fanno anche altro.
Per quanto riguarda il numero di cartelle al giorno: io 10 cartelle me le posso solo sognare, non riesco a farle né senza, né con un Cat-Tool. Ma non vorrei neanche farle. Per me, tradurre più di 4 o 5 ore al giorno è alienante. Me lo impedirebbe anche la mia attività di acquisizione, che mi spinge ad uscire, a incontrare e contattare potenziali clienti.
L’immagine del traduttore sgobbone, che traduce venti ore al giorno, e magari pure mentre viaggia sulla carrozza di un treno, non mi sembra un esempio da imitare, anche perché fa capire che è costretto a puntare sulla quantità.
Aggiungiamoci (ma questo lo avete detto anche voi) che nella nostra professione bisogna tener conto degli alti e bassi, e che il flusso di lavoro non è sempre costante. Quindi il calcolo non si può fare su un numero così alto di cartelle al giorno. A meno che uno non traduca proprio tutto quello che gli mandano, e in effetti esiste anche questo tipo di approccio.
A mio avviso, l’elemento portante è il marketing mix: analizzare periodicamente il portafoglio servizi aiuta a comprendere quali servizi stanno apportando risorse, quali ne stanno sottraendo, su quali investire e quali abbandonare. E in questo marketing mix non dovrebbero esserci solo le traduzioni, ma per es. anche l’interpretariato ecc.
Ciao Anna,
Grazie per il commento. La mia idea di un medico professionista è un medico che faccia il medico e nient’altro: se sapessi che deve arrotondare con altri lavori penserei che ha pochi pazienti, dunque che ha poca esperienza, dunque che non mi sa curare. La mia idea di uno psicoterapeuta professionista è di uno psicoterapeuta che faccia lo psicoterapeuta e nient’altro: se deve arrotondare facendo altro, inizierei a dubitare anche di lui.
Che la nostra categoria non goda di un riconoscimento culturale, diversamente dalle due che ho menzionato sopra, è fuori da ogni dubbio e, a mio avviso, nucleo fondamentale di tanti problemi irrisolti. Se il cliente, ma soprattutto la gente comune -ovvero chi non ne sa niente di traduzione, sapesse che per avere una traduzione o un interpretariato bisogna rivolgersi non a chi ha studiato due lingue, ma a chi ha studiato due lingue e in più studia traduzione e/o interpretariato, già avremmo più potere contrattuale e potremmo percepire compensi più alti. Quando mi fa male un dente penso ai 100€ che dovrò sborsare per un’otturazione; non sono un dentista, ma so che devo andare da un dentista per un’otturazione. La stragrande maggioranza delle persone sappiamo che non cerca subito un interprete di trattativa se in ditta hanno un dipendente che ha fatto l’Erasmus in Spagna. Ecco che la mancanza di riconoscimento culturale porta a perdite di profitto per i professionisti.
Detto questo, lo svolgere due lavori a mio avviso potrebbe essere usato dai più saggi come un’arma in più per fare buon marketing: se ho due lavori so che se perdo un lavoro mal pagato non succede niente di tragico, dunque posso applicare tariffe alte e lavorare poco e bene. Peccato ci sia chi svolgendo due o più lavori pensi di far bene ad accettare compensi bassi: sono le persone che potrebbero avere di più, ma per svariati motivi -fra cui secondo me paura a rifiutare un lavoro, ottengono meno.
Concludo dicendo che anche secondo me l’affermazione di Laura “la produttività massima di un traduttore specializzato e professionista sia 2500 parole al giorno, ormai è superata.” è abbastanza iperbolica, ma sarei curioso di sapere da lei o da altri colleghi che usano CAT se una media di gran lunga superiore alle 10 cartelle al giorno sia una possibilità reale o meno. Come già detto nel mio precedente messaggio, per “giorno” intendo 8 ore lavorative, comprensive di archiviazione dati clienti, fatturazioni, email, marketing, recupero crediti, creazione glossari, studio, ecc.
Michele
Peccato che trovi il nostro lavoro “alienante” … io lavoro come minimo 9 ore al giorno, a volte qualcuna in più. Trovo alienante stare davanti alla tv perché non ho nient’altro da fare, ma fin quando c’è una consegna in vista, sono sempre felice. Forse per questo motivo mi considero un traduttore full-time…
Marianela, leggi bene, io non ho detto che il nostro lavoro è alienante. Né che l’alternativa sia quella di stare davanti alla TV;-)
Ho scritto che per me tradurre per più di 4 o 5 ore al giorno è alienante, anche perché isola dal resto del mondo. Quindi non mi considero un traduttore full time, né desidero esserlo.
Saranno poi i miei clienti a decidere se le mie prestazioni sono professionali o meno, ti pare? Sono in partenza per l’Asia e i miei clienti hanno capito, questo è l’importante. Volevo solo dire che i modi di organizzarsi sono tanti, e dipendono sia dall’età, che dagli interessi personali.
Il fatto che tu lavori full time non fa automaticamente di te una professionista, e il fatto che io coltivi anche altri interessi, come la letteratura e il giornalismo, non fa di me un cane. Tutto qui.
Sinceramente, non penso che le persone che lavorano 8 ore al giorno non possano coltivare altri interessi, penso che il weekend serva anche a questo… Se così non fosse, allora vuol dire che tutti quelli che lavorano in fabbrica o sono commessi, sono delle anime vuote? Quindi quelli che lavorano in un centro commerciale con orari di apertura di 10 ore sono persone senza passioni?
Sono d’accordo quando dici che le mie ore di lavoro non mi rendono automaticamente una professionista, ma sicuramente mi offrono la possibilità aumentare la mia esperienza, come minimo, il doppio di una persona che nell’arco di un anno ha fatto la metà del mio lavoro.
Se la matematica non è un’opinione, se 1 anno ha 12 mesi, i miei conti dicono che saresti una giornalista con la metà dell’esperienza di un giornalista full time e la metà dell’esperienza di un traduttore full time. Poi, se tu riesci per esempio a lavorare nel campo delle traduzioni di tipo giornalistico, allora sei riuscita ad unire l’utile al dilettevole, e mi congratulo con te, perché saresti una professionista delle traduzioni giornalistiche con molta più esperienza di tanti altri.
Ma giusto per la cronaca, mai detto che le tue scelte ti rendano un cane, ci mancherebbe, ci scambiamo solo idee e pensieri… sempre nel rispetto dei pareri altrui.
Buon viaggio!
A presto!
Uso i CAT da anni e posso affermare (con una solida base empirica e una materia grigia di livello medio-basso) che 3000-3500 parole al giorno “assistite” sono fattibili, garantendo una qualità accettabile. Confesso di essere riuscita a tradurre (con una pistola puntata alla tempia e in via assolutamente estemporanea) anche 6000 parole al giorno… sport del tutto sconsigliabile, si vuole mantenere un certo decoro professionale. Se ci si deve ridurre a macinare parole come caffè in grani, è meglio cambiare lavoro.
Mentre lavoravo da “interno” in un’agenzia italiana, la media richiesta era di minimo 15 cartelle al giorno (con o senza CAT), per uno stipendio netto di 900 euro mensili. Fattevi un po’ due conti.
Come in ogni libera professione che si rispetti, la metà del successo sta nel sapersi vendere, il che è strettamente correlato alla fiducia che si ha nelle proprie capacità… 🙂
Sono traduttore tecnico da moltissimi anni, lavoro principalmente con agenzie alle quali cedo volentieri parte di quello che potrei guadagnare direttamente, perché mi risparmiano la fatica di cercare clienti finali e mi forniscono lavoro costante. Lavoro stabilmente con decine di agenzie dislocate in tutto il mondo, Cina e paesi dell’Est compresi, ad intervalli che vanno dal quotidiano per alcune a 24 mesi per altre. Lavoro pochissimo con agenzie italiane (2!) e ogni volta che cedo e accetto lavoro da un’agenzia italiana, mi pento amaramente: nella mia esperienza le agenzie italiane (tranne le poche e lodevoli eccezioni) sono, tra tutte le agenzie incontrate in 25 anni di attività, le peggiori in assoluto sotto ogni punto di vista. I motivi sono vari tra i quali una scarsa conoscenza del lavoro di traduzione e valorizzazione dello stesso, la propensione ad impiegare troppi pseudo traduttori e quindi essere abituati a pagare poco, però pretendendo molto. Un altro motivo della situazione disastrosa della traduzione in Italia è la pretesa, purtroppo assecondata da molte scuole che addirittura rilasciano diplomi, di tradurre verso lingue che non sono la propria o argomenti per i quali non si è preparati o non si ha la volontà di approfondire. Aggiungo che, a mio modesto parere, l’istituzione di un albo per i traduttori peggiorerebbe ancora di più la situazione.
Io mi considero traduttrice full-time anche se due giorni sono fuori casa per insegnare in università e se ogni tanto faccio anche l’interprete. Mi devo considerare una persona con più lavori? Sono tante sfaccettature della mia attività e mi rendono più flessibile e pronta. Diciamo che è la mentalità del “traduttore professionista” che conta, più che le ore al giorno: se arriva un lavoro da 100 cartelle non guardo in faccia a nessuno e vado avanti a lavorare la sera dopocena e i weekend e naturalmente durante i festivi. Di certo se arriva una traduzione di poco valore non le do la priorità e mi dedico a preparare le lezioni per i miei studenti, così come se dovesse arrivare un interpretariato ben pagato…dovrei annullare delle lezioni. Il mondo di oggi è duro, e dobbiamo cercare di ottenere il massimo con le poche forze che ci rimangono. Non per questo non mi considero professionista e dopo qualche anno trascorso a “fare esperienza” a tariffe piuttosto basse ora so dosare meglio il mio tempo e chiedere un prezzo che ritengo sostenibile, e che crescerà con gli anni…
Scusate, ho dimenticato Michele: peccato che il mercato delle traduzioni non sia paragonabile a quello di un medico. Molti clienti sanno perfettamente che a un prezzo basso corrisponde un impegno altrettanto basso, ma a loro la qualità che piacerebbe offrire a noi non interessa affatto, e dunque non sono nemmeno disposti a pagarla. Mi pare logico.
Secondo me il tuo ragionamento si può fare in un segmento di mercato e di prezzi medio-alto o altissimo, quindi dietro c’è tutto un lavoro di selezione, di specializzazione e di marketing non da poco. Chi riesce a posizionarcisi, in effetti, guadagna bene, e non traduce né 9, né 20 ore al giorno, né viaggia sui treni sporchi, perché sotto casa non ha neanche una macchinetta di terza o quarta mano. La realtà della maggioranza dei traduttori full-time è proprio questa, purtroppo.
Conosco traduttori che arrivano ai 100.000 Euro all’anno, ma sono mooolto attrezzati e agguerriti in tutti i sensi e si contano sulle dita della mano di un monco. Proprio perché otturazione è sempre uguale a otturazione (o estrazione di un dente, o operazione), mentre traduzione non è sempre uguale a traduzione. Ma il discorso si farebbe lungo, sicuramente non ho l’intenzione di contraddirti.
Scusate se intervengo con un commento che potrebbe sembrare un po’ superficiale. Assunto che manca il riconoscimento culturale per i traduttori e interpreti, la qualità è veramente un fattore che di questi tempi interessa sempre di meno. Solo per fare un esempio banalissimo: pensati a chi non va a farsi fare l’otturazione dal dentista, ma dall’odontotecnico. (Oppure va dal dentista in Croazia)
Non elaboro ulteriormente, ma tira proprio una brutta aria. Come al solito, per certe categorie, è semplicemente peggio.
Valerio
Scusa, quali elementi hai per poter dire con certezza che un dentista in Croazia sia meno bravo di un dentista in Italia? (qualità)
Non sono mai stato in Croazia, ma prima di andarmene all’estero mi capitarono in Italia dentisti bravi e pessimi, e a posteriori devo dire una cosa: sarò stato fortunato, ma io e il mio dentista tedesco non abbiamo notato differenze di durata e qualità tra corone e otturazioni di un odontotecnico italiano e di un dentista italiano.
Il dentista in Croazia ha probabilmente il vantaggio di un costo della vita sensibilmente minore, oppure si accontenta di un tenore di vita minore di quello di un dentista in Italia.
Il paziente italiano avrà il vantaggio di un prezzo minore e diversi svantaggi:
– trafila burocratica più complicata per ottenere il rimborso delle spese dalla mutua
– spese di viaggio e forse anche alloggio nettamente superiori a quelle che avrebbe andando da un dentista a 10 minuti di strada a piedi
– problemi linguistici se lui e il dentista croato non hanno una lingua comune o tutti e due ne conoscono una così così
– nuove spese di viaggio ecc. se qualcosa va storto.
Mamma mia, che sequela interminabile di polemiche inutili. Mi pare evidente che non si può fare un esempio senza che qualcuno intervenga con la fatidica domanda (“Ma tu che elementi hai per dire per … ?”)
Ma non si parlava di traduzioni?
io sono traduttrice full time, weekend compresi, lavoro a 0,04 e ho un fatturato alto e mi bacio i gomiti. Faccio il mestiere più bello del mondo e guadagno un sacco di soldi. Quando ero dipendente lavoravo cocopro per 700 euro al mese, sabati e domeniche compresi senza straordinari, ferie, malattia, perché il cocopro non li prevede. Anche se le tariffe sono basse ora guadagno almeno 1600 euro netti e per me è un sogno. Consiglio a tutti i giovani di intraprendere questo mestiere. Non vale la pena subire le umiliazioni del lavoro dipendente, non ci sono più tutele né sicurezze, solo sfruttamento. Meglio il lavoro da freelance.
L’unico (unico) intervento che condivido, la penso come te e lavoro come (a 1-2 cent più di te ma siamo lì, insomma).
Forse sono vittima di un falso amico, perciò vorrei chiarirmi le idee.
Vivo in Germania e qua chiamano “netto” quello che ci resta in tasca dopo avere pagato le imposte sui redditi e i contributi per la mutua e la pensione. Quello che incassiamo dai clienti, e con cui dobbiamo riuscire a mantenerci, lo chiamano “lordo”. I tuoi “almeno 1600 euro netti” sono quelli che qua chiamano netti o lordi?
Se sono davvero netti, mi inchino di fronte alla tua velocità, resistenza psicofisica e abilità contrattuale.
Velocità e resistenza perché, contando un 23% di imposta sui redditi e (finora) quasi il 27% all’INPS, devi avere entrate lorde superiori ai 3000 euro al mese. 3000 euro a 0,04 euro a parola = 75.000 parole al mese, ovvero 2.500 parole al giorno per 30 giorni al mese tutti i mesi.
Abilità contrattuale perché sei sempre piena di lavoro e riesci a non concedere a nessuno degli sconti per scaglioni Trados o grandi quantità.
Se invece sono lordi, il vero netto dovrebbe essere intorno ai 900 euro che prende un tranviere, a quanto mi risulta. Posso sbagliarmi, ma non credo che i tranvieri siano tutti laureati e obbligati a una continua formazione professionale
Non ho problemi ad ammettere che hai ragione se fai il confronto con la cosiddetta “generazione 500 euro”; io, però, faccio il confronto con i liberi professionisti che hanno studiato all’università come me, p. es. avvocati, commercialisti, medici della mutua (che però ai miei tempi dovevano studiare 6 anni e non 4 all’università) e colleghi nell’Europa occidentale.
Ciao Sergio,
è questo il grosso problema: i miei genitori lavorano entrambi in proprio nel settore alimentare e il problema, anche per loro, è proprio quanto resta in tasca (o ‘a disposizione’) dopo aver sottratto tutte le spese, anche perché i traduttori sono la ‘negletta prole’ nella grande famiglia dei liberi professionisti.
Gentile Sergio,
quando parlo di netto mi riferisco proprio al netto che intende Lei (quello che ci resta in tasca dopo avere pagato le imposte sui redditi e i contributi per la mutua e la pensione). Non ci conosciamo ma La prego di non considerarmi così “cieca” da non saper distinguere un netto da un lordo. Anche io faccio il confornto con liberi professionisti traduttori laureati (sono laureata anche io con laurea magistrale del vecchio ordinamento), anche io seguo corsi di aggiornamento professionali inerenti ai miei settori di specializzazione. Se andassi a lavorare come dipendente adesso, a condizione di trovare lavoro, lo stipendio si aggirerebbe intorno ai 700-1000 euro al mese con contratto COCOPRO (la più grande presa per i fondelli per un lavoratore visto che non ci sono tutele, niente ferie pagate né malattia, niente diritti e il datore di lavoro può licenziare dando un preavviso di poche settimane). A parità di disagi preferisco decisamente il mio lavoro di traduttrice freelance.
Non trovo opportuno il confronto con avvocati, notai e medici in quanto questi hanno la grande fortuna di avere un albo che li tutela.
Per quanto riguarda la mia attività posso confermarLe che ho una fortissima resistenza psicofisica, grandissima voglia di lavorare, uno spirito di sacrificio che mi è stato insegnato fin dall’infanzia grazie a una rigida educazione e un buon spirito imprenditoriale.
Per quanto riguarda invece il confronto con tranvieri e simili, beh, trovo di cattivo gusto considerarsi superiori agli altri solo per la professione che si svolge. Questo atteggiamento di superiorità è decisamente troppo diffuso tra i colleghi e credo sia anche una delle cause principali del costante antagonismo che anima i traduttori. Siamo esseri umani, con pari diritti e dignità, non siamo il mestiere che facciamo e a mio avviso nessuno dovrebbe permettersi di considerarsi superiore a un tranviere, a una donna delle pulizie o a una badante. Il lavoro che svolgono queste figure è importante tanto quanto il nostro, sennò chi guida il tram? Chi fa le pulizie? Chi bada ai vecchi visto che i figli ormai se ne lavano le mani?
Cara Annalisa, sono d’accordo con tutto quello che dici.
Bisogna, giustamente, fare molta attenzione a vantarsi troppo della laurea, conosco molti avvocati che ignorano la legge e vivono di conciliazioni senza mai tutelare veramente i diritti dei clienti, conosco molti dottori che uccidono pazienti per errori stupidi e conosco anche molti bravi traduttori che non hanno la laurea. Il massimo sarebbe laurea + voglia d’imparare + esperienza. In ogni caso, come ben hai detto tu, non siamo superiori né inferiori, siamo solo persone con diversi mestieri. Magari la badante non ha una laurea ma bisogna avere tanto fegato per stare 24 ore su 24 con un anziano gravemente malato… Forse se la badante avesse avuto la possibilità di pagarsi gli studi, la laurea l’avrebbe avuta senza problemi… ma io non sono sicura che tutti farebbero il suo mestiere, anche se avessero bisogno…
Buone feste!
ossignore…
Ciao Annalisa! Sono felice per te che ti senti felice per i 1500 euro netti al mese che guadagni. Capisco perfettamente che questa cifra è una manna rispetto ai 700 di prima come cocopro. La felicità è un diritto di tutti e quindi capisco perfettamente che per ora ti accontenti. Ma di accontentarti si tratta. Le tasse le hai pagate, i contributi anche, quando hai fatturato 3000 al mese. Mancano tuttvavia molti soldi all’appello per salvaguardare il tuo futuro lontano e immediato, moltissimi. Ne dovresti avere, netto in tasca, almeno almeno 3000 per continuare ad usare i 1500 che usi a modo tuo, e usare altri 1500 con cui coprire il futuro. Del futuro fanno parte tre stipendi come “buffer” in banca per periodi di non lavoro, una pensione, spese impreviste ma prevedibili (personali e di lavoro), un mese di ferie, e un salvadanaio per cose tue personali. Hai lasciato una schiavitù e su questo nessuno discute – i cocopro sono l’abuso istituzionale peggiore che si è mai visto in questo paese – ma ti sei autoimposta un’altra schiavitù. Se rinunci a pensione eccetera come ti ho elencato, ti stai autoimponendo un prezzo veramente troppo alto per una libertà che ora ti sembra di avere, ma poi constaterai di non poter pagare. E’ un po’ come se tu dicessi che ora che non stai più nell’inferno pieno di fiamme, ti accontenti di un inferno con meno fiamme. I numeri ingannano fino a quando noi stessi vogliamo lasciarci ingannare. Se questo è il mestiere più bello del mondo, perché, per farlo, rinunciare ad alcune certezze che le aziende normali – non quelle che usano i cocopro – garantiscono ai loro dipendenti? Ti stai assumendo una marea di responsabilità per altri – clienti – e dimentichi quelle che hai verso te stessa? Hai dei diritti, gli stessi che hanno i dipendenti normali, ma per esercitarli, devi tu stessa capire quanti soldi costa VERAMENTE mettere te stessa nelle condizioni di usufruire di quei diritti. Quello è il prezzo che i clienti devono pagare, e non un centesimo meno. Con 0,04 a parola stai regalando i tuoi soldi ai tuoi clienti che se li mettono in tasca loro. E se non se li stanno mettendo in tasca loro, anche loro stanno regalando i loro soldi ad altri… e arriviamo a capire perché i soldi sono distribuiti in modo totalmente iniquo da qualche tempo. Frauke
Gentile Frauke,
inutile dire che non sono minimamente d’accordo con quanto Lei ha affermato. Ho lavorato come PM in agenzia prima di intraprendere l’attività da freelance e so benissimo quanti di voi che si scandalizzano su Proz e Langit per le tariffe basse finiscono poi per accettarle pur di non rimanere senza lavoro, per non parlare poi di quelli che dopo 10 – 15 anni di attività rientrano nel regime dei minimi. Queste persone continuano tutt’ora a lavorare, a mantenere figli (a quanto vedo da facebook), fare vacanze e molto altro ancora, segno che non è necessario guadagnare 3000 euro netti al mese come dice Lei (e sono sicura che nessun traduttore li guadagna, soprattutto chi traduce verso l’italiano). Come ho avuto già modo di dire in un mio post precedente, la fatica di lavorare tante ore al giorno compreso il fine settimana non mi pesa minimamente, le tasse le pago, l’INPS l’ho sempre pagata (quando mai ho detto di rinunciare alla pensione???? Se lei continuerà a vivere in Italia dovrà rinunciarci anche Lei, temo, visto come vanno le cose), le ferie non mi interessano, i corsi di aggiornamento li frequento, i software sul mio PC sono originali e potrei continuare l’elenco all’infinito. Periodi di non lavoro in sette anni non ne ho ancora avuti, per lo meno non così lunghi e preoccupanti da lasciarmi senza il becco di un quattrino.
Mi fa ridere che Lei parli di aziende normali, prova evidente che Lei non conosce minimamente il lavoro dipendente, soprattutto in tempi di crisi come questo, dove gli unici contratti che vengono offerti sono contratti cocopro o lavoro nero.
Dopo tanti anni di lavoro in questo settore sono giunta alla conclusione che la frustrazione, l’invidia e la falsità siano le caratteristiche genetiche dei traduttori e che queste discussioni su tariffe, fatturati e soldi siano intavolate dal solito frustrato di turno che, per sentirsi realizzato e in pace con se stesso e con il mondo, deve a tutti i costi far vedere agli altri di riuscire a guadagnare cifre inverosimili e di essere dunque inarrivabile e perfetto. È veramente triste vedere le persone che cercano di colmare frustrazione e complessi di inferiorità con la cafoneria.
Se posso permettermi, visto che sono un giovanissimo virgulto nel mondo della traduzione:
– sono laureato in traduzione (tecnico-scientifica) all’università di Genova;
– tutti i traduttori che conosco fanno un secondo lavoro (sia esso il professore ordinario, l’insegnante di lingua o quant’altro).
– l’unica che mi ha dato un riscontro al curriculum inviato mi paga nove euro lordi a cartella da 1375 battute. Dividendo 1500 euro netti al mese, quante cartelle devo tradurre?
– tante volte non ho potuto accettare altri lavori perché mi sono state date scadenze assurde da un’agenzia e almeno quattro ore di sonno per notte mi garberebbe farle: non sono un chirurgo che attacca arti in zona di guerra, e non ricevo nemmeno lo stesso riconoscimento sociale;
– “quante cartelle traduco al giorno?” è una domanda oziosa, se non stupida tout court? Andrebbe riformulata come “Quante cartelle traduco al giorno con un livello qualitativo tale da essere pronte per la pubblicazione? Sennò, quanto ci metto a rivederle? Il cliente è stato chiaro sulle linee guida terminologiche, stilistiche etc etc? Se gli scrivo, mi risponde in tempi umani e non da baobab?”
– chiudo con un aneddoto: una volta (ad agosto) ho fatto una traduzione per una nota casa automobilistica tedesca (diciamo che ha molti anelli nel logo), per interposta agenzia. 55 cartelle in 10 giorni: ho letteralmente lavorato dalle 07:00 alle 12:00, dalle 12:30 alle 19:00 e dalle 19:30 alle 23:30. Dopo 2 mesi (due mesi) dalla consegna mi viene detto che il livello qualitativo della traduzione rendeva necessaria una decurtazione della paga pattuita. Se di quei mesi me ne avessero concessa una parte, forse avrei fatto meno errori, no?
Valete
Valerio, il tuo commento mi sembra tutt’altro che superficiale e anch’io noto questa tendenza preoccupante: te lo dice una persona che lavora su questo mercato da 20 anni. Inoltre, il mercato verso l’italiano è particolarmente penalizzato, per tutti i motivi che sappiamo. La mia fortuna è che il Paese in cui si vive continua ad influenzare l’andamento della nostra professione. Se abitassi nella provincia italiana, sicuramente avrei parecchie difficoltà in più.Tutto sta a trovare una nicchia, e qui le possibilità sono maggiori, anche perché vivo nel Paese della lingua “passiva”. D’accordo anche con Soulchild: alcuni di noi hanno maturato tanta di quella esperienza, da poter fare una scrematura, e scegliere ciò che rende e gratifica di più.
Non so quanti anni abbia Marinella, ma nel mio caso, col passare del tempo e l’età che avanza, le forze e le energie per fare le nottate e i “tour de force” sono diminuite sensibilmente, e di sbolognare manuali per le agenzie con scontistiche varie mi è passata completamente e definitivamente la voglia … Ed è un bene che sia così.
Ho 54 anni compiuti, Anna, e traduco a tempo pieno da 27 anni.
Sono infinitamente grata ai creatori dei CAT perché mi permettono di lavorare di meno in un momento in cui la voglia e la forza stanno scemando. Non lavoro mai più di 6-7 ore al giorno e, salvo rare eccezioni, da parecchi anni dedico i giorni festivi solo alla famiglia e al riposo. Riesco perfino a permettermi anche qualche passatempo. Non è impossibile tradurre e vivere in modo dignitoso. Devo però precisare che da circa 15 anni non lavoro più per agenzie italiane: posso definirmi un [piccolo] cervello in fuga, anche se continuo ad abitare nella provincia italiana.
Marinella, se in questo modo riesci a fatturare la cifra di Euro 60.000 all’anno, che sarebbe quello (il minimo) di cui ha bisogno un libero professionista per vivere “in modo dignitoso” del proprio lavoro, tanto di cappello, davvero. Io con le scontistiche Trados non ci riuscirei. Non ci riuscirei, non perché non sia giusto applicarle, ma perché, fin troppo spesso, sono applicate a scapito del traduttore. Per meno di Euro 60.000 all’anno, per me non vale neanche la pena accendere il PC, giusto per capirci. Farsi i conti in tasca significa anche e proprio questo.
Concordo: anche 67.000€ secondo i miei conti …
Concordo con Michele. Mai meno di 65-70M annue, altrimenti conviene trovarsi altro da fare.
Colleghi quello che mi preme oggi non è tanto il quanto guadagno, ma quanto lascio in termini di INPS per uno stato che ci tratta in modo ingiusto, che prende i nostri soldi e non ci restituisci con interessi e in modo che possiamo goderlo quando non avremmo più la grinta di oggi. L’altro spunto non è tanto il quanto guadagno netto o lordo, ma la qualità di vita che voglio per me e per quelli che sono intorno a me. Il primo discorso è oggettivo, e abbiamo bisogno di azioni comuni, scambi di idee, strategie per (1) lottare per un sistema pensionistico più dignitoso e (2) evitare che i nostri soldi spariscano nel nulla. Per il secondo punto, meglio sarebbe una discussione con tanto di birra, caipirinha e buon umore…
…comunque vorrete concordare che non ci si arriva in un batter d’occhio alle cifre che dite, oppure no? Altrimenti chi guadagna di meno si sente automaticamente un incapace cosa che non è perché dipende da quanto tempo lavori, dal giro di clienti che riesci a realizzare, dalla materia che traduci. L’importante, secondo me, è lavorare a tariffe consone senza svendersi, ma se a una persona, ipotesi, bastano 1000-1200 euro netti per soddisfare le proprie esigenze di vita non vedo quale sia il problema. Il problema piuttosto, per come la vedo io è che mi pare che esistano delle persone che non dovendo vivere di questo lavoro non approfittano della posizione di vantaggio per prendersi i lavori ben pagati ma al contrario accettano di tutto perché non devono far quadrare i conti a fine mese. Magari la mia è una considerazione sempliciotta, ma visto che sono tra quelle che i conti li deve far quadrare eccome e la matematica non è un’opinione, mi domando come si possa fare a campare….
Io ho una famiglia monoreddito e 1000 euro al mese non solo non bastano ma sono assolutamente ridicoli e indecenti per una professionalità come la nostra. Se il tuo lavoro è di qualità, a prescindere dall’esperienza, ha un valore di molto superiore alle cifre che tu citi.
Bisogna vedere come ci arrivo a quella cifra (o in generale alla cifra che ognuno ritiene congrua per far quadrare il proprio bilancio familiare), se ci arrivo lavorando come un mulo a prezzi da fame giorno e notte è un conto, se ci arrivo con delle belle tariffe in tutta tranquillità, lavorando quanto pare a me e senza danneggiare nessuno è completamente diverso. Si può benissimo offrire la massima qualità in queste condizioni.
Scusa, avevo dato per scontato che ti riferissi a un lavoro a tempo pieno. Evidentemente, non è affare mio né di nessun altro giudicare gli introiti necessari/sufficienti a un professionista; la discussione penso sia incentrata sulle tariffe che non possono e non devono scendere al di sotto di un limite di decenza.
Resta comunque il fatto che per un traduttore “per diletto” sarà molto difficile acquisire un’esperienza tale da metterlo nelle condizioni di scegliere i propri clienti e decidere le proprie tariffe, migliorando la propria posizione con il passare degli anni.
Per avere un ruolo decisionale è necessario avere una professionalità ben delineata ed essere sul mercato in modo concreto e dinamico, non bighellonare a tempo perso nel mondo dei traduttori tanto per arrotondare.
Allora sono io che mi sono messa in testa idee sbagliate. Ero convinta che:
a) con tariffe “da fame”, come 0,04 a parola, non si potesse realizzare un fatturato annuo pari a Euro 60.000-70.000 (il minimo per un libero professionista);
b) lavorare prevalentemente per le agenzie (anche straniere) significasse lavorare in perdita o massacrarsi di lavoro. Soprattutto con il crollo dei prezzi a cui si assiste ultimamente.
Ed è proprio perché i conti non mi tornano che mi occupo anche di altro, e punto sempre meno sulle agenzie.
a) Sono assolutamente d’accordo con te.
b) Non sono affatto d’accordo con te. Ci sono agenzie che si occupano solo di settori “sensibili” dell’industria, seguono iter molto complessi per quanto riguarda il controllo qualità e la sicurezza, e pagano tariffe molto alte per i nostri standard. Naturalmente, pretendono in cambio un lavoro che si avvicina molto alla perfezione, il rispetto assoluto delle istruzioni contenute negli LRA (Linguistic Risk Assesment) e nella documentazione di riferimento, e una grande flessibilità e attitudine a riconoscere/correggere i propri errori. C’è soltanto da imparare, lavorando con queste agenzie… imparare guadagnando! 🙂
b) certo Marinella, queste agenzie esistono eccome. Tanto per capirci: quale sarebbe per te una tariffa molto alta per agenzia nei settori “sensibili” dell’industria? Per me, a partire da Euro 1,10 a rigo e 0,12 a parola.
Queste sono secondo me le tariffe alle quali si potrebbe offrire la massima qualità, senza danneggiare gli altri e senza ammazzarsi di lavoro. Ma quante agenzie sono disposte a pagare questi compensi nel settore della manualistica?
Tra .16 e .20 USD/parola, con supplemento del 30% per urgenze e tariffe orarie di 50 USD per le revisioni.
Mercato statunitense/anglofono, combinazione EN>IT, immagino. Certo, a queste tariffe si può lavorare in tutta tranquillità, come spiegava Silvia.
Esatto, Anna. Combinazione: En>It. Settori: medico/farmaceutico e informatico (suite gestionali).
Trovo curiosa l’affermazione “un traduttore professionista non supera 10 cartelle il giorno”, come se si traducesse tutti i giorni lo stesso numero di cartelle. Faccio questo mestiere da più di 25 anni e posso tranquillamente affermare che un traduttore professionista può fare da una o mezza fino a 30 cartelle il giorno, ovviamente lavorando senza sacrificare la salute! Questo perché le giornate di lavoro non sono fatte sempre dello stesso tipo di lavoro, c’è quello più facile e quello più difficile. Il cavallo di battaglia e il ronzino della festa… L’argomentazione può essere quindi presa come indicazione di massima per il calcolo delle proprie tariffe, ma sicuramente non per altro. Ci sono lavori che si possono fare a 0,05 la parola, altri per i quali non bastano 0,20! Insistere sulla quantità come base del prezzo da spago alle agenzie (specialmente quelle italiane) che vedono il traduttore come un cottimista e non come un professionista. Quando mi chiedono quali sono le tariffe rispondo sempre con quella indicativa e un bel dipende. Mi faccio mandare un lavoro e faccio un’offerta, oppure decido se accettare o meno l’offerta del cliente. Non sono un salariato e non fatturo a ore, non sono un cottimista e non fatturo a parole (benché lo faccia formalmente perché lo richiede il mercato) sono un professionista che offre un servizio, un servizio con un costo fatto di molte variabili diverse.
Ciao tutti, bella discussione. Vi posso dire quali condizioni trovereste sul mercato della Repubblica Ceca: Traduzioni di testi commerciali, legali, manualistica ecc. – 7-8-9 euro /cartella (1.800 battute con spazi!!). (Oppure 0,025 per parola). Interpretariato- 10-12-14 euro /ora. Alcune agenzie offrono ancora molto meno.
Le entrate vanno sempre confrontate con le uscite.
Forse state davvero male, però vorrei chiederti lo stesso, perché non ne ho idea: qual è il costo della vita nella Repubblica Ceca? Come si vive lì p. es. con 2000 euro al mese al lordo di tasse, mutua e previdenza sociale? In Italia, se non ho capito male, oltre il 50% degli introiti parte in tasse e previdenza sociale per una pensione da pura sopravvivenza, ammesso che a suo tempo la diano davvero, e trovare un monolocale in affitto nelle principali città per 500 euro al mese è un terno al lotto. Oppure si va a vivere in campagna e si spende in trasporti quello che si risparmia sull’affitto.
Oltre all’aspetto puramente finanziario, poi, c’è quello della qualità della vita.
Purtroppo non la trovo più in rete, ma una lettera inviata 2-3 mesi fa a “Il Fatto Quotidiano” mi ha colpito profondamente. La cito a memoria: “Mio zio si è trasferito in Honduras e con una pensione di 2000 euro al mese vive da ricco sfondato. Però è recluso in casa, perché là i ricchi, se non stanno attenti, li rapinano o li ammazzano.”
A Sergio: Non penso che in Boemia si stia male, comunque stipendi anche i costi sono diversi. Lo stipendio medio lordo é circa 1.000 euro, ma bisogna aggiungere che piú che due terzi dei dipendenti e proffesionisti non arrivano a tale cifra (forse i nostri top manger sono troppo ben pagati..) La tassazione é circa 40 %, ma qui i professionisti hanno il vantaggio di poter scaricare IVA e fare … quello che in Europa si chiama “contabilitá creativa”…ammetto che un po´la faccio anche io, insomma la fanno tutti chi conosco con partita IVA (da noi il lavoro indipendente é piú diffuso in tutta l´Unione). Prezzi di alimentari in supermercati sono paragonabili a quelli tedeschi con qualitá inferiore, arredamento, apparecchi, macchine, vestiti, corrente, gas ecc. ormai prezzi mondiali o pocchino piú bassi, immobili circa la metá che in Italia (non parlando di Praga e con molte differenze in zona di zona). Ristoranti costano meno, un motivo per venire per tanti turisti italiani, ma la qualitá dei cibi é scarsa. Se si vuole mangiare veramente bene, si spende quasi come in Italia e locali del genere sono rari.
Per quanto riguarda le tariffe per traduttori, vale quello che ho scritto su, (0,025 per parola), non é una eccezione ma regola. Ovviamente, chi si trova una “nicchia”, puó chidere anche doppio, comunque non conosco neanche un traduttore chi non accetta altri lavori (insegnamento, commercio, lavori completamente diversi). Ogni tanto mi capita di lavorare direttamente per clienti in Italia (non per italiani che stanno in Boemia, loro offrono ancora meno del mercato) e guadagno …molto di piú, ma sono convinto che in genere la situazione con le tariffe sará ancora piú difficile poiché il nostro settore é forse quello piú globalizzato e quindi concorrenziale. Si puó lottare, accettare tariffe piú basse o tenere duro e accettare fatturato minore, ma il senso di rotazione del mondo non si cambia…
Buongiorno,
io ho cominciato a fare il freelance dallo scorso aprile (quindi sono un “newbie”): alcuni dei clienti più anziani mi potrebbero dire cosa ne pensano del “caporalato” che contraddistingue alcune agenzie?
Buon sabato
@ Annalisa, che ha scritto: “Per quanto riguarda invece il confronto con tranvieri e simili, beh, trovo di cattivo gusto considerarsi superiori agli altri solo per la professione che si svolge.”
Non è questione di superiorità. La questione è la remunerazione adeguata del tempo che si impiega per imparare a fare una determinata professione.
Quanto tempo ci vuole per imparare a fare il tranviere? Non lo so, ma sono sicuro che non sono i 5 anni di un master e nemmeno i 4 del vecchio ordinamento. In quei 2, 3 o 4 anni di differenza lui ha lavorato e guadagnato soldi, mentre lo studente li ha spesi.
Quanto deve studiare un tranviere per continuare a saperlo fare? Probabilmente un corso approfondito ogni volta che viene introdotto un nuovo modello di tram: una volta ogni vent’anni?
Quanto deve studiare un traduttore per continuare a saperlo fare?
Nuovi programmi e aggiornamenti di quelli che usa già, nuove materie quando non riceve abbastanza lavoro in quelle che conosce, aggiornamento di materie in continua evoluzione ecc.
Se la retribuzione fosse uguale, direi che il traduttore ha sbagliato qualcosa.
Condivido ogni parola del tuo intervento, Sergio.
@Annalisa, qui non si tratta di considerarsi superiori, ma semplicemente di distinguere tra diverse tipologie di lavoro. Alle considerazioni di Sergio aggiungo che la libera professione comporta rischi d’impresa che non sono presenti in altre attività (ad esempio, l’inattività forzata per malattia o altro, ma anche più semplicemente la mancanza temporanea di lavoro). Questi rischi devono essere coperti in qualche modo e l’unica via è l’applicazione di tariffe adeguate.
A Milano i tranvieri sono MOLTO ben pagati, con tanto di casa gentilmente offerta dall’Atm, ferie pagate, malattia, corsi di lingue per i figli usw. Conosco personalmente due ragazzi che si sono trasferiti dal sud per fare i tranvieri all’ATM. La nostra amica, caro Sergio, guadagna meno – molto meno – di un tranviere. Enormemente meno se consideri che il tranviere, in quanto dipendente di una municipalizzata, ha pochissimi rischi. Per il resto non intervengo, perché mi pare che abbiate tutti illustrato con dovizia di spiegazioni la situazione.
Felice anno a tutti.
Non mi risulta che le ferie pagate e la malattia siano “benefit” solo di chi lavora per ATM, bensì sono diritti sanciti dalla legge per tutti i lavoratori dipendenti (non quelli a progetto, CO-CO-PRO ecc., ma si sa, siamo in Italia). Dire che il tranviere medio ATM guadagna MOLTO più di 1500 Euro è disinformazione, un po’ come dire che tutte le partite IVA evadono; per arrivare a guadgnare MOLTO più di 1500 Euro un tranviere deve fare parecchi straordinari e turni, anche notturni. Se qualcuno qui prova invidia per il tranviere medio ATM può benissimo fare domanda di assunzione, andare a scuola guida ed essere assunto, poi mi racconterà quant’è bello lavorare su turni e guidare un tram o un autobus a Milano, con la responsabilità della sicurezza di decine di persone in una città dal traffico folle e i cui abitanti hanno ZERO senso civico come Milano. Se sbagli e provochi un incidente, anche banale, non vedi più la patente e ti puoi sognare un altro lavoro del genere.
Io non provo invidia per i dipendenti che hanno ferie pagate e malattia, mi piace essere autonomo e indipendente; guadagnerò MOLTO meno di un tranviere ma ne guadagno in salute, soprattutto non invidiando senza motivi chi è dipendente.
Un traduttore giovane, povero, senza futuro, senza pensione, ma rispettoso del lavoro di tutti. (sì, conosco anch’io tranvieri e no, non lavoro a 0,04 €)
Non posso che essere d’accordo con Alberto. I colleghi che parlano per dare aria ai denti e vantare un fatturato che non hanno fanno davvero compassione e si lasciano andare ad affermazioni che fanno dubitare della loro intelligenza. Se le professioni degli altri sono così semplici, remunerative e prive di responsabilità perché non cambiate mestiere? La realtà è che qui domina l’invidia per chi raggiunge risultati eccellenti chiedendo un prezzo onesto.
Annalisa, quanto ti sbagli! E’ evidente che non conosci Frauke … Una professionista seria e corretta, che non ha certo bisogno di avvocati difensori. Io lavoro con le agenzie da 10 anni e forse più, ma non per questo svendo la mia professionalità, la mia competenza, il mio tempo. Si riesce a lavorare anche in Italia a 0,10 cent a parola e anche a lavorare bene.
A 0,10 lavorerà per i clienti diretti (forse) ma non per le agenzie. Sono proprio queste affermazioni che vi rendono ridicoli agli occhi di tutti e soprattutto di tutti i veri professionisti stimati (avvocati, medici, notai, ecc…).
Abbi pazienza, Annalisa: cosa c’è di strano a lavorare con i clienti diretti? Dove sta scritto che bisogna lavorare per le agenzie (peraltro a 0,04 euro / parola)?
[Per me Chiara è un troll :D]
[Errata corrige. volevo dire che per me Annalisa è un troll :D]
… ed ecco qui, svelato, il motivo fondamentale per cui in Italia i traduttori sono considerati poco più che pezze da piedi e le tariffe riconosciute dalle agenzie sono tra le più basse d’Europa. La rispettabilità di una professione si basa sul rispetto di chi la esercita. La ridicola sei tu, Annalisa. La zappa sui piedi te la stai tirando da sola.
Sarò ridicola per Lei ma io intanto lavoro, guadagno, vivo bene e riesco a risparmiare soldi per il futuro. Il rispetto dei clienti non mi manca e di quello dei colleghi che sputano veleno e falsità non so di cosa farmene.
Chi si loda si imbroda. Period.
Ma tu traduci in italiano? Se così fosse, avrei capito il motivo delle tariffe basse… 😉
Oi, grazie di chi ha preso le difese, ma Annalisa non si riferiva a me. So che molti colleghi italiani chiedono meno di 0,10, ma ne conosco diversi che proprio negli ultimi 3 anni sono arrivati a una media di 0,08 ed è una buona evoluzione, anche se non sono la maggioranza. Io per tenere duro e non scendere, lavoro e guadagno molto meno rispetto a prima, ma i miei prezzi sono aumentati, non abbassati. Ovviamente non sto più guadagnando le cifre che io stessa cito come necessarie per sopravvivere da libero professionista, ho 53 anni, ho messo in conto di lavorare fino all’ultimo respiro, e forse questo sarà la fine di molti di noi, ma questo non significa che non si devono fare i conti come si deve. In fin dei conti non mi riguarda Annalisa, come vuoi farli tu, i tuoi conti. Intendevo solo dire che cercando di chiedere man mano il doppio, lavoreresti la metà. Ma se col prezzo raddoppiato, tu scegliessi di lavorare quanto lavori ora, fattureresti quei 3000 euro lordi, che andrebbero poi, negli anni, raddoppiati ancora, è tutta questione di voler evolvere e calcolare degli anni per raggiungere i propri scopi. Una cosa devo correggere. Conosco anche diverse persone italiane che proprio negli ultimi sette mesi hanno cambiato lavoro, qui, in Italia, e hanno ottenuto uno stipendio migliore, niente contratti ingannevoli. Forse con una visione meno negativa, più speranzosa, più fiduciosa, aiuta a chiamare “progetti da realizzare” quello che tu stai chiamando “bugie” o falsità. In progetti per il futuro possono coesistere diversi prezzi.
@Marinella: Lei è talmente acida e frustrata che non merita nemmeno di essere considerata collega.
@Frauke: “Ovviamente non sto più guadagnando le cifre che io stessa cito come necessarie per sopravvivere da libero professionista”, finalmente qualcuno che ammette la verità.
@Antonio: Lei invece purtroppo non ha nulla di cui lodarsi.
Salve Frauke,
io lavoro solo da qualche mese e spero vivamente di non fare testo. Da “principiante” appena affacciata nel mondo della traduzione sono ben conscia del fatto che non posso avere grandi pretese, che tra qualche tempo potrò aumentare le mie tariffe, forse, ma che ora come ora, se voglio lavorare o quanto meno essere presa in considerazione sono costretta a volare bassso, molto basso. Attualmente viaggio intorno agli 800 netti mensili e mi suscita una grande curiosità leggere delle cifre che gli altri colleghi citano, perché, al di là della cifra in sé, trovo estremamente interessante capire come raggiungere quei livelli, che strada imboccare, se e dove sbaglio. Premetto che lavoro solo con agenzie italiane per il momento, con tariffe intorno ai 5-6 centesimi. Per quello che ho sondato in giro so che la media italiana non si allontana di molto dalla mia tariffa. Attualmente mi consolo quindi con il fatto che sono in fase di gavetta e sono contenta perchè nonostante tutto ho un flusso più o meno costante di richieste e feedback positivi e in confronto ad altri miei coetanei che vengono sfruttati per poche centinaia di euro al mese sono molto soddisfatta del mio lavoro “indipendente”. Vorrei solo capire se c’è una speranza per un salto di qualità e se il segreto è cercare clienti all’estero. Buona giornata e un saluto a tutti.
Valentina
Annalisa, traduco da quasi 20 anni, a tempo pieno, con il mio lavoro mantengo dignitosamente una famiglia, vado ogni tanto anche in vacanza e non lavoro a meno di 0,10 centesimi a parola e lavoro anche a tariffe più alte. E quelle più alte le applico anche e soprattutto alle agenzie, che sono i miei clienti più nuovi, mentre i miei clienti diretti ce li ho in genere da molti anni e non ho potuto salire oltre i dieci centesimi….
Ognuno poi fa del suo lavoro e della sua vita quel che desidera. Io preferirei cambiare mestiere che lavorare a 4 centesimi a parola, tenendo conto che nei rari casi in cui effettuo deregistrazioni per clienti – due volte l’anno, in media, per fargli una cortesia (in italiano, per clienti italiani) mi pagano 7 euro a cartella, che sono poco meno dei 4 centesimi a parola, ma io li prendo solo per trascrivere, ripulendo un po’ il discorso e inserendo la punteggiatura….
La remunerazione del lavoro: non sono certa che sia o debba essere proporzionata al tempo che ci è voluto per la preparazione. Ci devo pensare. Comunque, finché viviamo in una economia di mercato, il prezzo lo fa l’equilibrio tra domanda e offerta, e quindi viene remunerato di più chi fa un mestiere molto richiesto che pochi altri sanno o vogliono fare. E non necessariamente il sapere fare è risultato di studio. A volte è esperienza, capacità, genio, sacrificio, umiltà. Ma questa è un’altra storia.
Comunque, una discussione con toni pacati e interessante sta finendo a male parole. Ed è un gran peccato che non si sia in grado di confrontarsi senza offendersi. Per una volta che una collega ha finalmente ammesso con orgoglio di chiedere e ottenere 4 centesimi a parola, e non perché deve sfamare 10 bocche, ma per propria scelta, sarebbe stato interessante proseguire il confronto per capire con Annalisa cosa la spinga ad accontentarsi, per esempio. O altri aspetti. Ma certo ci vuole fiducia, e mi sembra che qui manchi. Se non ci si fida che l’altro stia dicendo la verità, non si può discutere in un forum online. Vabbè, buon anno! (e abbasso gli albi professionali!!!)
@Francesca: io sono ben disposta a continuare la conversazione se solo anche gli altri fossero altrettanto rispettosi (Claudia che dice che sono un troll??? Ma quale troll? Sono una persona in carne e ossa e sono una traduttrice e già che ci sono rispondo anche a Claudia: non c’è nulla di male a lavorare per clienti diretti ma qui si stava parlando di agenzie). Le motivazioni alla base della mia richista di 0,04 a parola (ad agenzie) sono le seguenti:
– la tariffa è competitiva
– fatturo oltre i 30.000 euro all’anno (a differenza degli innumerevoli colleghi che lavorano da anni e nel 2008 si sono trovati ad aderire al regime dei minimi)
– le agenzie mi danno più lavoro perché con me spendono meno
– non mi interessano le vacanze né le ferie pagate perché anche se lavorassi come dipendente non le avrei (ora come ora vengono offerti solo contratti cocopro o in nero, la crisi ha messo le aziende in queste condizioni quindi non godrei di nessuna tutela a lavorare come collaboratrice a progetto)
– non ho grandi pretese: non vado fuori a cena, non mi compro vestiti firmati né scarpe di Gucci e vivo tranquillamente anche senza
– non mi servono molti soldi per vivere e riesco a risparmiare molto di quei 1600 euro netti che mi restano dopo aver pagato tasse, IRAP e INPS pur vivendo per conto mio e senza l’aiuto della mia famiglia.
😀 … tutta invidiaaaa
Ma quale invidia? Per una persona che dice di chiedere cifre assurde mentendo spudoratamente e che guadagna meno di una bambinaia (senza offesa per le bambinaie che si vedono paragonate a lei…)
P.S. Trovi argomenti più intelligenti per offendere, a condizione che sia in grado di trovarne…
@annalisa: Tupac Shakur aveva sentimenti simili ai suoi, ma almeno ha avuto il buon cuore di scrivere “Me against the world.”
Se non fossi troppo occupato a fregarmene del suo giudizio, le chiederei perché non avrei alcun motivo di lodarmi, ma sarà per un’altra vita.
Comunque, buona fortuna a lei e alla sua professione.
Boa noite.
@Antonio: lo stesso discorso potrei farlo io e lei e a quelli che la pensano come lei.
Conosco tante persone che lavorano come dipendenti all’interno di agenzie italiane che guadagnano stipendi dignitosi, in alcuni casi ben superiori ai 1000 euro e con contratti a tempo indeterminato. Annalisa, il suo modo di interloquire è molto fastidioso. È facile sparare a zero su tutti senza firmarsi con nome completo. Io sono d’accordo con quanto scritto da Frauke, in tutto e per tutto, e non per difenderla, non ne ha certo bisogno. Semplicemente la pernso anch’io così.
Far passare il messaggio che 0,04 di euro a parola siano una cifra dignitosa è un abominio. Una vera indecenza. Nessuna argomentazione mi farà cambiare idea. Se dovessi ritrovarmi a quei livelli, andrei davvero a fare le pulizie, tra l’altro le so anche fare bene. Guadagnerei uguale, senza neanche consumare corrente elettrica, logorare computer costosi e dover disporre di strumenti dedicati.
Mi sembra di leggere i perenni commenti su Langit…
La mia massima stima a colleghe come Anna e Frauke, che conosco di nome da anni.
Sarà che lavoro con una lingua meno quotata, ma a me clienti e agenzie pagano quel che chiedo, almeno 30-36 euro a cartella di 1.500 b.s.c. (0,12-0,18 euro a parola). Anche agenzie che hanno pessima reputazione e che mi pagano puntualmente. Agenzie che mi contattano per incarichi “delicati”, revisioni da 35 euro/ora, e che lavori più tranquilli li fanno fare a colleghi che chiedono meno ma che, evidentemente, danno meno. La tariffa è anche una scelta di qualità: preferisco fare meno e bene, se poi il cliente o l’agenzia sceglie me sa che servizio ha. Certo, non siamo tutti uguali.
PS: se vuole replicare al mio messaggio (già so che le stanno prudendo le mani visti i risultati precedenti), abbia il buon gusto di firmarsi con nome e cognome. Bisogna metterci la faccia fino in fondo, altrimenti tanto vale stare zitti.
Non so perché Annalisa si arrabbi tanto per quelli che le consigliano di chiedere di più di 0,04. Mi sembra un consiglio assennato e spassionato, di cui dovrebbe invece essere grata. 0,04 Euro a parola è sicuramente una tariffa troppo bassa, che personalmente ho accettato solo eccezionalmente per alcuni lavori circa 10 anni fa. Nel corso degli anni la mia tariffa non è salita di molto, ma non è neanche scesa, e ultimamente anzi le mie richieste vengono accettate senza batter ciglio da qualsiasi agenzia. Aggiungo che la mia tariffa è superiore di oltre il 100% a quella di Annalisa e lo stesso vale per il mio fatturato. Finisco con il dire che lavoro solo con agenzie e nessuna di esse si trova in Italia.
Cara Giuseppina,
pubblichi online la sua dichiarazione dei redditi così vediamo qual è il suo fatturato. Io non mi arrabbio per i consigli che ascolto ma che non intendo applicare, io rido delle vostre affermazioni: non lavoro a meno di 0,10 a parola, guadagno 6000 euro netti al mese, non lavoro i fine settimana, non lavoro nei giorni festivi (salvo poi scrivere tutti su facebook “oggi è festa ma lavoro, sì non sei solo ci sono anch’io”, se guadagnate davvero così tanto per quale motivo siete costretti a lavorare nei giorni festivi?)
@Raffaele Tutino: la maggior parte qui non si firma con nome completo, per quale motivo dovrei farlo io? Solo perché la penso diversamente da lei? Buone pulizie di inizio anno!
Annalisa, che ci sia molta gente che predica bene e razzola male è vero, su questo ti do ragione. Io però non mi vanterei di lavorare a 0,04 a parola, ma sono gusti…
Infine, un appunto su “quelli dopo 10 – 15 anni di attività rientrano nel regime dei minimi”. Evidentemente non lo sai, ma alcuni tipi di traduzione (non solo quelle editoriali in senso stretto, ovvero libri) rientrano nel *regime del diritto d’autore*, per cui si può benissimo lavorare con partita IVA nei minimi (quindi con limiti di fatturato) E AL CONTEMPO emettere notule per cessione diritti d’autore, *senza limiti*. Per cui occhio a fare i conti in tasca ai traduttori basandoti solo sul fatto che sono nel regime dei minimi. Potrebbero benissimo avere un giro d’affari superiore al tuo.
Bello spunto di discussione Frauke, grazie, come sempre!
Per chi volesse approfondire (in tedesco)
http://faire-honorare.de/die-gehaltsorientierte-kalkulation.html
Ma avete dormito questa notte? Comunque mi sembra che nessuno specifichi la propria combinazione linguistica. Perché è un conto tradurre dall’inglese all’italiano per un’agenzia italiana (la somme che ho visto chiedere si aggirano sui 0,05 – 0,06 centesimi a parola) e un altro conto lavorare con una combinazione più “esotica”.
Le mie sono FR, EN >IT per agenzie. Io mi riferisco alle lingue del primo gruppo verso l’italiano (inglese, francese, spagnolo, tedesco).
Sono contenta di leggere anche le parole di Petra e Raffaele.
Ci metto la faccia e il nome pure io.
Lavoro nella combinazione HU>IT, oltre a tradurre e a fare qualche trattativa/cabina, insegno. Non trovo disdicevole lavorare la sera o nel finesettimana se a) mi sta bene b) mi viene pagato adeguatamente il “disturbo”. Del resto ci sono altri professionisti che lavorano in quei momenti e penso che tutti coloro si vedano riconoscere economicamente il lavoro fuori dall’orario standard. Se con quattro ore di lavoro il sabato prendo quanto guadagnerei a lavorare otto ore il martedì, perché non lo dovrei fare? Poi è vero che a volte per i motivi più svariati una tariffa può essere inferiore, ma non è la regola. Negli ultimi anni il mio Unico è stato più che modesto causa problemi familiari, ma ovviamente custodisco contratti, ricevute e documenti che comprovano quel che affermo, compreso ricevute a 40 euro a cartella (1.500 b.s.c) per agenzia o 33-35 euro a cartella da 1.500 b.s.c. per testi _letterari_.
Questo è il mio ultimo intervento, lo giuro… lo spero… 🙂
Visto che non amo essere accusata di mentire e che non ho nulla da nascondere, metto a disposizione il quadro RE del mio 740 per l’anno 2010 (http://dl.dropbox.com/u/51583072/740-2011.jpg).
La mia combinazione linguistica è tutto meno esotica (En>It), non lavoro per agenzie italiane e ammetto che nel 2011 c’è stata una flessione nel fatturato anche per me (20% circa).
Non mi vanto dei soldi che guadagno, ma sono orgogliosa di poter affermare che ho passato lunghi periodi senza lavorare piuttosto che accettare tariffe inique. La tariffa che applico me lo permette.
Non lavoro quasi mai nei fine settimana e dedico all’attività 6-8 ore giornaliere. Mi prendo diverse pause nel corso dell’anno (messe insieme, assommano 1,5-2 mesi).
La mia famiglia è monoreddito, ho una figlia adolescente… e il mio cognome è Fioretto.
@Annalisa: come immaginavo, mi ha fatto una battuta al pepe e povera di spirito. Le avevo chiesto esplicitamente di citare il mio nome solo in caso avesse avuto il coraggio di firmarsi con nome completo. D’altronde quando si è vigliacchi è facile mischiarsi nella massa degli anonimi. Se lo fanno gli altri, perché non lo devo fare io?
Gentile Annalisa, anch’io non accetto meno di 0,10/parola. Questo riduce la quantità di lavoro che mi arriva, ma ritengo che dopo 30 anni di lavoro in questo settore sarebbe umiliante lavorare per tariffe più basse. Vedo che lei è molto arrabbiata, ma non capisco il perché. Circa 15 anni fa, quando le tariffe hanno cominciato ad abbassarsi, ho deciso di non cedere, a rischio di perdere lavoro, cosa che è certamente avvenuta: ho ritenuto che la nostra professionalità non potesse essere svenduta. Non ho mai criticato nessuno per lavorare a tariffe più basse, ognuno fa le sue scelte, anche se io non sono d’accordo. Ma capisce bene che mi da fastidio sentirmi dire che sono una bugiarda, anche se non direttamente.
Silvi io non sono arrabbiata, mi arrabbio quando sento dire menzogne volte solo a scoraggiare i giovani che intendono intraprendere questa attività, decisamente più remunerativa e gratificante di un contratto a progetto. Mi fa arrabbiare la supponenza e l’arroganza di certi interventi ma non il consiglio di alzare le tariffe (che ovviamente non seguirò mai, come non ho mai seguito consigli completamente sbagliati di colleghi che puntano solo a farti alzare le tariffe per poi fregarti il lavoro offrendo loro tariffe più basse o a farti rifiutare lavori perché “mal pagati”). Conosco una collega che dopo 10 anni di lavoro a 0,04 è riuscita ad aprire un’agenzia e dopo due anni ha aperto una seconda sede in un’altra città e le sue tariffe non sono cambiate. Applica 0,04 persino ai diretti (e qui convengo con tutti voi che sia sbagliato, ma se ci sono persone che agiscono in questo modo ci si deve adeguare o non si è competitivi) e le sue traduzioni sono a dir poco eccellenti.
Il tuo insegnamento ai chi inizia ora a lavorare come traduttore non è per niente edificante, Annalisa. In pratica stai consigliando loro di svendersi al prezzo più basso possibile, di non rispettare alcun tipo di etica professionale e di cercare di arraffare tutto quello che possono dai colleghi che, a torto o a ragione, pensano che il loro tempo e il loro impegno valgano di più. Ma ti rendi conto del danno che causi a tutti?
@Claudia: so perfettamente che determinate traduzioni rientrano nel regime del diritto d’autore, ma i colleghi a cui mi riferisco io (non posso fare nomi, ovvio) che fanno i proclami e poi rientrano nei minimi sono tra i nomi più noti dei vari siti (proz, langit, ecc…) e non fanno traduzioni di questo tipo. Quando dici “che ci sia molta gente che predica bene e razzola male è vero” hai perfettamente ragione e fino a quando ci saranno queste persone non si potrà fare altro che tenere prezzi bassi per poter lavorare.
Annalisa, ovviamente non conosco i colleghi a cui ti riferisci, però so per certo che nel diritto d’autore possono rientrare molti, ma davvero MOLTI tipi di traduzione (vd. Diritto d’autore del traduttore di Fabrizio Megale). Per cui occhio a sparare a zero sui colleghi.
Sì, c’è gente che predica bene e razzola male. Personalmente preferisco applicare tariffe alte e avere meno incarichi che ammazzarmi di lavoro a tariffe basse, ma sono scelte di marketing per cui mi fermo qui.
Lo ripeto: per confrontarsi su un blog occorrono rispetto e fiducia reciproca (poi, certo, la simpatia non guasta mai!). Quella fiducia che mi spinge a dar credito ad Annalisa quando afferma che sia possibile fatturare 0,04 a parola e vivere felici, ma che dovrebbe indurla a credermi se dico di fatturare non meno di 0,10 a parola. Soprattutto dopo 20 anni di lavoro e di esperienza. (per la cronaca, traduco EN/FR-IT, ma solo economia e finanza).
E’ evidente da questa discussione che, come da anni dicono in molti, ci sono più mercati della traduzione, con relative tariffe. E ci sono traduttori diversi, in termini di qualità e di quantità. Io ritengo che nel finanziario le mie traduzioni non valgano meno di 10 centesimi a parola. Ed evidentemente i miei clienti concordano. Qualche agenzia italiana preferisce pagare meno in cambio di una minore qualità. E magari paga un traduttore 4 centesimi. A me va benissimo. Ma certo mi rifiuto poi di fare la revisione delle traduzioni che loro hanno pagato 4 centesimi a parola. (Per capirci: nessun professionista valido che traduce testi finanziari si venderebbe mai a 4 centesimi a parola, quindi nel caso si tratta di principianti o di traduttori generalisti che non distinguono una azione da una obbligazione). Così come non accetto lavori in arrivo il venerdì pomeriggio con consegna il lunedì mattina, perché ho un figlio di 8 anni, perché ho una mia vita oltre al lavoro, mi piace leggere, andare al cinema. Fare attività politica di movimento. Insomma, al mio tempo do un valore, anche economico. La mia vita non è il lavoro: io lavoro per vivere.
Poi mi capita di lavorare nel fine settimana, se mi sono organizzata male, se lo scelgo io. Ma deve valere la pena. Certo dopo 20 anni di lavoro non ho nessuna intenzione di fare una vita da schiava. Soprattutto auto-impormi una vita di lavoro perpetuo, che nessuno pretende da me. Certo, a Roma con 1600 euro al mese non è che si viva benissimo con una famiglia a carico: affitto, benzina, utenze, vestiti (niente gucci, proprio vestiti normali da oviesse), cibo, libri. Diciamo che non avanza niente di niente da rispamiare.
Quindi, per concludere, finché ci saranno clienti che concordano sul fatto che convenga affidare a me le loro traduzioni ai miei prezzi, io continuerò imperterrita a battere la concorrenza dei traduttori a 4 centesimi. Per la cronaca, infine, quando agisco da agenzia, non affido mai traduzioni a colleghi con tariffe così basse, perché penso che o sono principianti, oppure non sanno valutare il mercato e la propria qualità. Comunque, d’istinto, non li considero professionisti consolidati del settore.
Dopo una rapida lettura dei vostri post mi viene voglia di intervenire.
D’accordissimo con Francesca. Non c’è un mercato della traduzione, ma molti. È questo è valido anche per le agenzie. Agenzie che propongono prezzi bassi e altre prezzi alti. L’importante è come diceva Michele Mannoni effettuare scelte consapevoli, con cifre in mano e con tutti i costi d’impresa che il nostro lavoro comporta. Quanto voglio guadagnare? Quanto vale il mio lavoro?Qual è l’importanza delle mie traduzioni nel settore in cui lavoro? Quanti soldi faccio guadagnare ai miei clienti grazie al mio lavoro? Spesso noi traduttori interveniamo nella fase finale di un progetto in cui sono stati implicati vari participanti, ma non per questo dobbiamo considerarci meno importanti. Se non traduco un contratto che è stato redatto dall’avvocato dell’impresa, frutto di mesi di lavoro del commerciale, di ore di riunione con il direttore generale, il mio cliente non potrà presentarlo al suo fornitore italiano, tutto andrebbe a monte.Tre anni fa ho fatto una scelta strategica importante per la mia attività; lavoro all’ora in traduzione, finite le cartelle, le parole, i righi. Ho deciso, perché la mia contribuzione al mercato in cui lavoro esiste ed è reale, di preparare i miei preventivi solo ad una tariffa oraria. Risultato: le agenzie non vi si trovano più, cosa che non mi ha stupito minimamente, i clienti diretti invece mi hanno addirittura ringraziata perché finalmente capivano e quantificavano la mia implicazione nel progetto. “In fondo Lei non vende parole come se fossero patate” mi sono sentita dire. Il solo fatto di definire la mia tariffa oraria ha avuto altri effetti collaterali perché mi sono messa a studiare la mia attività per benino. Quanto tempo traducevo realmente in una giornata di 9 ore d’ufficio? Con mio grande stupore mi sono resa conto che non facevo più di 5 ore full time (il resto era preparazione di preventivi, discussioni con i clienti, appuntamenti con banca, la posta, aggiornamenti, ecc.). Il mio modo di effettuare scelte strategiche prende in conto il lungo termine; potrei lavorare molto di più abbassando le mie pretese, ma aumentare le tariffe in un secondo tempo è molto difficile e poi penso di applicare il giusto prezzo, quello cioé che più si adegua al mercato dove mi situo. Ultima cosa: perché i progressi tecnologici per noi traduttori sono diventati sinonimo di pauperizzazione? Discutendo con colleghi più anziani di me (ho 39 anni) mi sono resa conto che prima il traduttore guadagnava di più. Non riesco ad immaginare un oculista che dica “Cara signora, ho acquisito un nuovo materiale che mi permette di migliorare la diagnosi e di effettuarla in minor tempo quindi beneficerà di uno sconto” E sì che mi paragono ai medici, agli avvocati, ai notai, agli architetti, perché sono nella loro stessa categoria professionale, in libera professione. Non è disprezzo è solo la realtà. Se fossi stata commerciante mi sarei paragonata ai commercianti, dipendente ai dipendenti, insegnante agli insegnanti ecc.
Teresa, ho trovato interessanti le tue considerazioni. A mio avviso, però, farsi pagare a ore comporta un paradosso: per svolgere lo stesso incarico di traduzione ci impiegherai più ore (e quindi ti farai pagare di più) sei hai meno esperienza, mentre sarai più veloce (e ti farai pagare di meno) quando avrai anni di traduzioni alle spalle.
Dal mio punto di vista, uno dovrebbe farsi pagare per l’importanza che quella traduzione riveste per il cliente, al di là del tempo che ci impiega. Non è giusto guadagnare di meno solo perché si è veloci.
Il tempo, per me, è una variabile che incide sul prezzo solo se il lavoro è urgente (“ti chiederei x, ma siccome mi chiedi la traduzione per domattina, allora ti chiedo y”). Personalmente non mi piace neanche calcolare il compenso a parola, che fa tanto “tot al kg”… ma forse sono una mosca bianca.
Claudia,
Hai perfettamente ragione. Però i fattori da prendere in considerazione sono due, uno è il tempo e l’altro è la tariffa oraria. Ti faccio un esempio. Il settore giuridico è il mio settore; è quello dove ho più esperienza, dove mi aggiorno quasi quotidianamente leggendo articoli specialistici, con una media di tre formazioni all’anno ed è anche una materia che mi piace (perché per me è importante unire l’utile al dilettevole). Nel tradurre il diritto sono quindi più veloce della media, ma poiché sono molto più preparata posso offrire un valore aggiunto al mio cliente, quel qualcosa in più che Frauke chiama sicurezza, che fa riflettere il cliente prima di sostituirmi con qualcun’altro. Questo valore aggiunto per me ha un prezzo e lo ripercuoto sul cliente. Quindi è vero che sono più veloce, ma aumento la mia tariffa oraria. Lavoro con un minimo e un massimo; minimo quando non posso apportare nulla di più al progetto, massimo quando il mio intervento è decisivo. Per fare un parallelo con i medici è come andare da un medico di base o da uno specialista, il prezzo non sarà lo stesso, ma la visita nemmeno. Io sono “medico di base” nell’informatica ad esempio, che è un settore dove lavoro poco e dove mi aggiorno poco, rifiuto d’altronde ogni progetto nel quale non sono sicura della mia qualità al 100%.Di certo lavorando in questo modo non posso permettermi di tradurre sul volume. Non perché non lo posso fare, ma perché non voglio farlo.
@Francesca (3 gennaio 2012):
«Insomma, al mio tempo do un valore, anche economico. La mia vita non è il lavoro: io lavoro per vivere.»
È questo il punto che, finalmente, qualcuno ha esplicitato. Grazie.
Una compagna una volta disse: «Vogliamo il pane, ma anche le rose.»
Ricapitolando, penso che la risposta al solito e apparentemente irrisolvibile quesito sollevato da questa discussione stia proprio nel titolo della medesima, “Traduzioni PROFESSIONALI: prezzi professionali?”. Chi traduce a 0.08-0.10/parola e continua a ricevere incarichi da una clientela fedele e soddisfatta, offre un servizio di qualità professionale; chi deve abbassarsi ad accettare la metà o meno di queste tariffe, non è certo che sia un* professionista e indubbiamente deve lavorare molto di più (a scapito della qualità) per riuscire a vivere del proprio lavoro. Io non temo la concorrenza di Annalisa, ma dovrebbero temerla come la peste i giovani e spesso bravissimi traduttori che stanno cercando una collocazione dignitosa sul mercato.
“Applica 0,04 persino ai diretti (e qui convengo con tutti voi che sia sbagliato, ma se ci sono persone che agiscono in questo modo ci si deve adeguare o non si è competitivi)”. Seguendo questa logica dell'”adeguamento”, Annalisa Boh, un giorno non troppo lontano avrai il privilegio e l’onore di adeguarti a 0,01 centesimo a parola. Il che significa che per prendere i tuoi 0,04 centesimi a parola con cui oggi vivi bene dovrai lavorare 4 volte tanto. 8 ore di lavoro al giorno x 4 =32. Viviamo letteralmente su pianeti diversi.
Secondo il mio punto di vista ci si livella verso l’alto, non verso il basso, caso mai. E questo non vale solo per il prezzo delle traduzioni ma per molte altre cose della vita quotidiana.
Anch’io conosco gente che ha aperto agenzie partendo da tariffe da fame. E in qualità di proprietari di agenzie continuano a chiedere tariffe da fame ai propri clienti, offrendo briciole ai traduttori. Ho avuto modo di appurare che il più delle volte la qualità offerta è penosa. Evidentemente lavorano in segmenti di mercato a cui questa cosa sta bene. E conosco tanta gente che accetta queste tariffe. Non ho mai capito questi colleghi. Agli inizi (ma proprio agli inizi) anch’io ho accettato tariffe basse (la più bassa era proprio 0,04), ma avevo già chiaro un concetto: ero io a sfruttare loro per farmi le ossa. Loro in cambio ottenevano traduzioni svolte da un novellino, non certo un prodotto di qualità elevata. Il concetto di accettare tariffe basse quando si è già professionisti affermati non è sbagliato in sé ma esistono tanti modi per differenziare la clientela, senza per questo dover rinunciare subito al cliente che ci offre grandi volumi ma a tariffe che secondo qualsiasi persona sensata non possono essere ritenute dignitose.
A me quello che dà sui nervi è voler far passare il concetto di 0,04 euro a parola come l’unica possibilità per poter sopravvivere in questo settore. Tutto sta nel fatto che molta gente ha paura di restare senza lavoro e si fa prendere dal panico. L’ho provato sulla mia pelle. Si entra in un circolo vizioso in cui si diventa vittime e carnefici di se stessi allo stesso tempo. È una forma di violenza psicologica che molti non riconoscono o, ancora peggio, fingono di non riconoscere adducendo giustificazioni che io trovo aberranti (metto le pezze addosso, non ho pretese da superstar ecc. Di’ che hai il braccino corto e ci fai più bella figura!)
Per questo dico di fare attenzione. Sono noto nei forum per i miei interventi piuttosto aggressivi. Chi rileva aggressività nelle mie parole (mi è stato detto da tante persone, anche quando ho avuto modo di conoscerle di persona) forse non si è reso conto che lo faccio per una giusta causa: la difesa dei diritti del lavoratore e, in primis, della dignità umana. Siccome non voglio farmi mettere i piedi in testa da nessuno, dico le cose senza tanti giri di parole, a costo di risultare antipatico. Il non voler riconoscere che ci sia una forma di violenza nell’accettazione di determinate condizioni è sintomo che bisogna fare ancora molto lavoro su stessi. Per fortuna c’è sempre tempo.
condivido in toto. attualmente sono nella fase “novellina”, so che questo è il momento di fare gavetta e con la mia poca esperienza non posso avanzare pretese, ma il mio obiettivo è di crescere, sia come esperienza, sia come tariffe. Non so ancora che strada bisognerà imboccare un domani per crescere, ma so che già tra un anno non potrò accettare di ricevere 11 euro a cartella o 5 centesimi a parola. Per il momento va bene perché come dice Raffaele è a me che ora serve fare esperienza per poi vendermi meglio tra un anno. Spero solo di proseguire sulla strada giusta…ma mi sembra di aver capito che la strada principale è cercare clienti esteri.
Sei già partita con il piede giusto. È vero: c’è crisi, la globalizzazione diventa sempre più livellante e ci sono sempre più colleghi in giro che si fanno sfruttare, ma se terrai saldi i tuoi principi e propositi nel tempo, non potrai che andare a migliorare. La serietà, associata alla qualità, paga sempre.
“Di’ che hai il braccino corto e ci fai più bella figura!)”
Se con questa affermazione si riferisce a me si sbaglia di grosso.
Avrei usato il lei. Non mi permetterei mai di dare del tu a una sconosciuta che continua a citarmi senza firmarsi con nome e cognome.
Sono d’accordo sul fatto che le tariffe professionali debbano corrispondere a 0.10. Personalmente per bisogno (economico, quello vero intendo) ho dovuto accettare di tutto, anche meno di 0.04 (e a tutt’oggi nessuno si stupisca di fronte a professionisti della traduzione che offrono 0,015 ad altrettanti professionisti in stato di bisogno!). Avrei voluto anch’io potermi permettere economicamente di rifiutare, ma, volendo iniziare e staccarmi da altri lavoretti di sopravvivenza, ho innanzitutto dovuto accettare le briciole, e siccome tradurre mi piace l’ho fatto. Oggi a poco a poco ho iniziato a rifiutare lavori inferiori a 0.04 per inglese e fancese, mentre per la lingua orientale ho sempre tenuto duro non scendendo mai a compromessi (e ci lavoro davvero molto poco). Un netto di 1500 Euro al mese è poco per chi non ha niente altro (intendo una casa propria o un partner con uno stipendio pari o superiore a 1500 euro): affitto, macchina, aggiornamenti professionali, bollette & Co. E il futuro se ne va… Se andare in pareggio lo chiamiamo benessere, sono fortunata! In realtà mi sento fortunata perché nonostante la mia ingenuità e la mia povertà sono riuscita a laurearmi e a fare il lavoro dei miei sogni. Personalmente sono felice di sapere che in Italia è possibile guadagnare 0,10 a parola perché vuol dire che la strada verso il rispetto professionale (in ambito di traduzione) è già presente. Seguirla non sempre è così semplice, ma si può, bisogna solo mettere in conto il doppio dei sacrifici previsti.
Infine grazie: la lettura delle vostre idee e opinioni aiuta MOLTO.
Buongiorno a tutti, e meno male che ci abbiamo dormito sopra, io per prima, ma anche Annalisa. Mi fa piacere che abbia colto l’invito di Francesca a spiegare bene le motivazioni per le proprie scelte. La descrizione del suo modo di vivere combacia perfettamente con quello che afferma, non c’è nessuna incongruenza. Qualunque commercialista, dovendo dare un parere da un punto di vista puramente economico, le dirà: lei stessa è responsabile delle conseguenze delle sue scelte. Questo stile di vita non tiene conto di diversi fattori fisiologici e di diritti acquisiti nel mondo del lavoro, né di quel qualcosa in più che ogni essere umano ha il diritto di pretendere per se stesso durante la sua vita, ma fino a che lei è consapevole di questo, ne sta assumendo anche le proprie responsabilità. Che io stia subendo un’involuzione di fatturato in cifre assolute perché pretendo di poter chiedere dopo 27 anni di esperienza almeno lo stesso prezzo che ho sempre chiesto e mi scontro con un mercato di agenzie italiane che rinunciano senza riflettere alle sicurezze che io offro per il mio prezzo, non toglie che anche io sono sempre congrua. Ho lavorato si e no 10 ore questo mese per i 1500 euro fatturati. E’ facile moltiplicare questo numero per vedere quanto avrei fatturato in 40 ore, come facevo fino a tre anni fa: 6000 euro. Io lavoro con l’olandese. Si, è una lingua quotata meglio delle altre dalle agenzie italiane. Ma è altrettanto facile intuire che qualche mio collega – siamo relativamente pochi – abbia ragionato come Annalisa, cogliendo la volontà delle agenzie di spendere improvvisamente meno di prima, molto meno. Dico, molto meno, perché mi è capitato in passato di rifiutare di abbassare di 50 centesimi il mio prezzo per entrare in concorrenza con un collega, e questo su espresso invito da parte del cliente… Io non entro in concorrenza con i miei colleghi. Mi rifiuto. Per motivi etici miei, e perché mi farei del male da sola, perché in men che meno mi ritroverei ai 0,04 euro a parola fatidici che, secondo i calcoli di qualunque commercialista, necessitano per l’appunto uno stile di vita e le somme mancanti che ci descrive Annalisa stessa. Io pretendo e in questo momento “pago” in un forte abbassamento di incarichi. Combatto anche. Ho fatto due lavori a 0,13 a parola. Ho lavorato, mentre stavo andando al funerale di mio padre, fin sopra l’aereo quasi e di nuovo sul treno in Belgio, per accontentare un’agenzia che NON si è comportata come tutte le altre. Dopo essermi comportata così, quell’agenzia sa cosa ottiene da me per il prezzo che chiedo. Se avessi avuto in quel momento della mia vita, un mucchio di lavoro come Annalisa, avrei dovuto lasciarli tutti quanti a piedi a metà traduzione. Le rogne che possono subentrare in un rapporto di lavoro, sono anche queste. Ad un altro cliente che mi ha avvertito di un collega che sta offrendo volutamente prezzi parecchio più bassi dei miei, a clienti diretti che sono indirettamente anche miei, ho risposto che erano affari suoi, se preferiva lavorare con una persona che pur di accumulare lavori, va in giro a fare il disonesto. Le rogne che può causare un comportamento del genere, si pagano. Il cliente ci ha messo 30 secondi a capire e a decidere di continuare a pagare il prezzo di sempre per avere la tranquillità di sempre. Le agenzie italiane, constato, non ci arrivano. Garantiscono ai loro clienti una tranquillità che in realtà è una bomba ad orologio. Tappano i buchi con “la massa” che è pronta a sostituire il meccanismo inceppato e abusano dell’ignoranza del cliente finale. Una grandissima agenzia italiana ha risolto egregiamente questo “problema”, facendo “approvare” tutte le traduzioni (memorie) dal cliente stesso. Ecco che abbiamo le memorie schifose “approvate” dal cliente…chiaro, è ignorante, cioè non sa cosa può pretendere per i propri soldi in soli ed esclusivi termini di qualità linguistica. Sa solo cosa vuole lui: assenza totale di rogne, sul piano dei suoi processi aziendali che non possono inceppare. L’agenzia ha così tolto di mezzo una propria responsabilità rispetto alla questione “qualità linguistica”, la sola di cui l’agenzia “dovrebbe” prendersi la responsabilità, anche senza che lo sappia il suo cliente. Raramente succede nel mondo aziendale che chi paga per traduzioni venga confrontato con questa presenza o assenza di qualità garantita intrinseca, ma succede e fa parte dei rischi inclusi nella bomba ad orologio. Le agenzie italiane non hanno soltanto un pessimo nome tra i traduttori stessi, smettiamo di pensare che siamo solo noi traduttori a lamentarci di loro. Comunque, nel range di comportamenti seri e/o fumosi con le conseguenti tariffe bassissime e lavoro a catena, ci stanno le varie scelte possibili, e tutti hanno un mercato, come dimostra la storia di Annalisa. Quindi, Annalisa, va bene che non ce l’avevi con me personalmente e va bene che sei contenta tu stessa del tuo ragionamento e va più che bene che non vuoi farti convincere da nessuno: questo è il sacrosanto diritto di ognuno di noi, siamo grandi e maturi, decidiamo ognuno per noi stessi. Ma da lì passare ad accusare tutti i presenti di essere tutti bugiardi, ce ne corre. La tua esperienza dimostra solo che c’è posto sul mercato per il tuo ragionamento, gli altri, a prescindere dal loro fatturato mensile o annuo, sono qui a dimostrare che c’è posto anche per 0,08 euro a parola o di più. Non ti faccio la fotocopia del mio fatturato per dimostrartelo, ti do la dimostrazione raccontandoti la verità: ho lavorato 10 ore nel mese di dicembre e ho fatturato poco meno di 1500 euro. Sto attuando un piano per riuscire ad aumentare quel fatturato mantenendo i prezzi. E’ questione di aumentare di nuovo il numero di incarichi. Poi sarò libera io stessa di decidere se lavorare anche il weekend o durante le festività, perché quella decisione dipenderà da molteplici fattori all’interno del mio progetto professionale, e non esclusivamente dal fattore “sono costretta a tradurre un tot di parole al mese per garantirmi quel minimo di fatturato di cui mi accontento”. Sono due stili di vita diversi, il tuo e il mio, e ognuna di noi è responsabile per se stesso delle scelte che fa. Io non mi permetto di dire a te che hai fatto una scelta “stupida” ai miei occhi, mi permetto di dire che io non farei mai quella scelta perché ne conosco molto bene le conseguenze. Preferisco tribolare a trovare clienti che seguono i miei ragionamenti, piuttosto. E tribolare con io fatto che quei clienti sono ben nascosti e diminuiti rispetto a qualche anno fa (in termini di agenzie italiane).
D’accordo con Frauke. Chiedo un prezzo medio-alto e se un cliente mi dice che non è disposto a pagarlo, gli rispondo di rivolgersi a uno dei tanti traduttori disposti a lavorare a prezzi stracciati. Avrò passato tanti lavori in questo modo a colleghi sconosciuti. Ognuno devo stabilire per sé quanto vale la sua ora lavorativa. E se una collega decide di chiedere un prezzo che la costringe a lavorare 14 ore al giorno, e se si sente realizzata così, va benissimo. Io preferisco chiedere il doppio e quindi lavorare la metà.
@Teresa: è chiaro che una maggiore specializzazione implica una tariffa oraria più elevata. Resta il fatto che, per come la vedo io, la “proximity to sales” (mi pare si dica così) dovrebbe giocare un ruolo **fondamentale** nell’onorario, al di là del tempo impiegato per svolgere l’incarico.
Esempio banale:
a) traduci un contratto per il cliente X, che gli frutterà 1 milione di euro
b) traduci un contratto per il cliente Y, che gli frutterà 300.000 euro.
Anche se i contratti sono simili e impieghi lo stesso tempo a tradurli, nel caso a) è sensato che tu chieda un compenso più elevato, perché in quel caso il tuo lavoro **vale di più** (per il tuo cliente).
Sono d’accordo su molte delle affermazioni che ho trovato in questo forum, ma io, purtroppo, dopo oltre vent’anni che faccio questo lavoro (prima in un’azienda e ora come free-lance) sono disposta a lavorare anche a tariffe che molti di voi considerano ridicole (senza scendere a compromessi con la qualità perchè mi piace essere professionale). Se davvero esistono tante agenzie o privati che sono disposti a pagare 0,10 o giù di lì, fatemene conoscere qualcuno perchè non so più dove girarmi per trovare lavoro. E, se Marinella è la stessa persona che conosco io, sa bene di cosa sto parlando.
Marta
Su alcuni portali ragazzi italiani, con dottorato alle spalle, traducono a 0,006 dollari. Mezzo centesimo di dollaro…
Il ragionamento di Frauke non fa una grinza ma bisogna riconoscere che è supportato da due fattori fondamentali che lei stessa cita: a) l’olandese è una lingua che in Italia ha un prezzo di partenza già più alto e b) i traduttori di olandese sono relativamente pochi (il che è fondamentalmente la causa di a)). Purtroppo però, quando si lavora con lingue più “comuni” come l’inglese e il francese, bisogna sgomitare tra una moltitudine inverosimile di traduttori, alcuni professionisti/professionali e altri improvvisati. Va da sé che gli improvvisati non stanno nemmeno a pensare a tutte queste elucubrazioni sulle tariffe, mentre i professionisti a volte sono costretti ad accettare tariffe mediocri perché DAVVERO c’è il rischio di non lavorare più. Infatti, se Frauke è una traduttrice attenta alle tariffe su 100 traduttori di olandese, io posso essere un traduttore attento alle tariffe su 1000 o forse 10000 traduttori di inglese. Personalmente non scendo sotto i 0,06 a parola ma è dura anche così, perché so bene che ci sono colleghi professionisti (non pivellini o improvvisati) che chiedono anche meno e offrono anche un lavoro di qualità soddisfacente. Non so quale può essere la soluzione a tutto questo… forse l’unica è una bella vincita al superenalotto e poi butto il PC e i dizionari (cartacei ed elettronici) dalla finestra! 😉
Intanto a me ancora due settimane fa è stata ‘offerto’ un lavoro per uno studio legale che aveva bisogno di traduzioni verso l’inglese.
Quando risposi che non traduco verso l’inglese, mi venne risposto:
«Immaginavo, ma a quanto pare per gli avvocati è normale che lo si faccia e hanno bisogno più di quello. Però[,] ti dico che la mia amica dice che ne ha fatte tante anche lei (giurista con inglese scolastico) e che secondo lei è fattibilissimo, probabilmente quindi non richiedono una mega qualità»
Si sarebbe trattato di 20 € a cartella, fate voi i conti sul netto per una pratica deontologicamente (e tecnicamente, visto che non sono né un avvocato italiano specializzato in common law con una superba conoscenza dell’inglese né un traduttore giuridico con una superba conoscenza dell’inglese).
Ne ho parlato sul blog e mi sono pure pigliato il cazziatone dall’intermediaria.
@Marinella: non sono d’accordo sulla tua frase “Chi traduce a 0.08-0.10/parola e continua a ricevere incarichi da una clientela fedele e soddisfatta, offre un servizio di qualità professionale”. Ho diversi clienti che mi hanno assicurato che i miei servizi sono di qualità professionale e sono molto soddisfatti… Tuttavia mi hanno caldamente “consigliato” di rivedere un po’ le mie tariffe perché hanno trovato chi offre tariffe più basse assicurando la stessa qualità. E sai cosa ti dico? Purtroppo ci credo! Alcuni sono tornati con la coda tra le gambe, ma altri no. Evidentemente sono stati più fortunati dei primi e hanno davvero trovato qualcuno che offre la stessa qualità (o forse addirittura maggiore, non ho la presunzione di essere il miglior traduttore del globo) a un prezzo più basso. E’ una realtà purtroppo.
Forse vivo in un mondo parallelo, Pierluigi.
Io ho addirittura aumentato leggermente le tariffe all’inizio dell’anno e di lavoro ce n’è sempre tantissimo… non so che dire.
@Marinella: ci faccia i nomi dei Suoi clienti così mandiamo la candidatura :D:D:D:D
Simpatica, Annalisa! 😀
Tenete duro, non abbassate troppo le tariffe. Svendersi, sul lungo termine, non paga.
Marinella, scusa se te lo chiedo, ma tu lavori con l’inglese? No perché in quel caso ti assicuro che sei davvero fortunata. Evidentemente hai clienti che non stanno a guardare troppo “il soldo” e possono permettersi di spendere un po’ di più per assicurarsi la continuità e la qualità a cui sono abituati senza rischiare. Io lavoro da più di 10 anni e ho sempre constatato una corsa al ribasso da parte dei clienti (agenzie e clienti diretti), soprattutto in questo periodo di crisi in cui tutti cercano di spendere il meno possibile. Sicuramente, come ha scritto qualcuno più giù, è una questione di scegliersi i clienti ma non è impresa facile. Quindi brava (perché sicuramente c’è del merito) ma anche fortunata 🙂
Sì, Pierluigi, lavoro dall’inglese.
Sono fortunata? Forse.
Ho iniziato a tradurre nel 1984 e dopo quasi trent’anni di attività credo di meritare una certa “serenità lavorativa”, sia essa risultato del mio impegno o di una serie di circostanze fortunate.
Forse sono stata aiutata da una convinzione (ereditata da Renate Vincenti, una carissima e stimatissima collega scomparsa qualche anno fa) che ho difeso strenuamente negli anni: saper dare un valore al proprio tempo fa parte della definizione di professionalità.
Piuttosto che accettare le briciole, mi dedico ad altro.
Alla fine mi viene da pensare che alla fine della fiera ciò che fa la differenza è la fortuna di trovare i clienti giusti, disposti a pagare tariffe decenti per la qualità invece di clienti che esigono la qualità ma cercano di scavarsi sempre un margine maggiore di guadagno. Io ho meno di un anno di esperienza, alla fine del mese fatturo 800 euro netti che mi vengono pagati a 90 giorni che poi diventano in effetti 120…vi assicuro che non è facile trovare nuovi clienti… :-S
Io vorrei aggiungere che recentemente ho aggiunto alle mie combinazioni proprio olandese-italiano. Mi sono tenuta sui 7 centesimi perchè ho bisogno di farmi le ossa, sono solo agli inizi e mi sembrava accettabile chiedere uno o due centesimi in meno di quello che secondo me sarebbe un buon prezzo. E per questa combinazione lo ritengo un ottimo prezzo. Beh, proprio questa settimana un’agenzia mi ha proposto un lavoro a 0,04. Ho detto che l’avrei fatto ma solo per 0,07 e loro hanno risposto “grazie, ma abbiamo già trovato qualcun altro”. Sul serio, c’è gente che fa olandese-italiano per 0,04?!
Chiedendo queste tariffe, i traduttori rovinano il mercato. Se tutti non ci abbassassimo a simili ricatti, tutti potremmo lavorare a tariffe più dignitose.
Buongiorno sono un traduttore freelance alle prime armi diciamo ma regolarmente laureato presso una delle tante scuole per mediatori linguistici presenti in Italia, Sono d’accordo con chi sostiene che proporre tariffe inadeguate per il tempo effettivamente impiegato per tradurre il testo rovini il mercato e chi da anni fa questo mestiere, e’ vero anche che se sei agli inizi come in qualsiasi lavoro ti devi accontentare di poco e questo credo sia un po’ quello che hanno fatto tutti agli inizi. Il problema e’ stabilire fino a dove si puo’ arrivare, francamente trovare gente che ti propone di tradurre testi dal tedesco (lingua che io raggrupperei assieme all’olandese, allo svedese e tutte le lingue nordiche) a 3 euro a cartella lo trovo davvero ridicolo ed umiliante. Personalmente ho tradotto testi tecnici per 12-13 euro a cartella e mi e’ sembrato poco pure, eppure ci sono stati clienti che ha fronte di una traduzione quasi perfetta (in un caso con 1 errore soltanto ed altri inventati dal cliente che si spacciava per esperto di traduzioni) hanno avuto il coraggio di lamentarsi. A mio avviso non esiste, sopratutto qui in Italia, l’idea che un servizio che paghi di meno sara’ un servizio non perfetto ma le imprecisioni e gli errori te li devi aspettare. Mi pare invece che si pretenda di avere servizi perfetti a prezzi stracciati per poi lamentarsi e stupirsi se si trova a anche solo 1 errore. Sarebbe utile ripristinare la tariffa minima di settore risolverebbe molti problemi credo. Il caso piu’ plateale che ho avuto recentemente e’ quello di un ragazzo che girava in rete alla ricerca dell’offerta a prezzi stracciati per tradurre una sua candidatura per un lavoro dall’italiano all’inglese, 10 euro a cartella gli sembravano troppi pur essendo ridicoli invece, scesi ad 8 e morale della favola ho dovuto contattare la polizia postale perche’ ha pure osato non pagare dicendo che non sapevo l’inglese e che avrei dovuto fare un corso, ora rischia una querela. Beh dopo questo caso credo proprio che alzero’ le mie tariffe pure se sono agli inizi, se poi non gli sta bene se lo facciano loro il lavoro, tanto e’ inutile far capire in Italia all’italiano che il lavoro si paga e per tradurre impiego tempo e non e’ una cosa semplice, se vuoi un servizio perfetto devi tirare fuori 20 euro a cartella ma siccome non vogliono spendere ed in molti casi addirittura neppure pagare alla fine ti chiedo come mai d un idraulico, un elettricista o altri professionisti vengono pagati profumatamente per il loro lavoro (ed anche in questo settore c’e’ molta concorrenza) e i traduttori debbano essere in qualche modo gli zerbini dei clienti (e mi metto pure io dentro questa categoria)
Sbagliando si impara, quello che penso ora e’ che va pure bene chiedere meno ma porsi un limite sotto il quale non scendere per nessun motivo, a mio parere questo limite deve essere 10 euro netti a cartella per testi non tecnici
Non posso che accodarmi al pensiero di Pierluigi.
Credo che i problemi legati a questo tema siano svariati e probabilmente ce ne lamentiamo un po’ tutti i giorni, forse spesso a livello incoscio..O forse sono talmente tanto presenti nella nostra quotidianità che paradossalmente fatichiamo ad identificarli. Un po’ come la musica di sottofondo che dopo un po’ passa inosservata. O meglio, “inascoltata”.
Io lavoro direi esclusivamente con l’inglese e devo sempre scendere a compromessi con la tariffa, nonostante sia ben lontana dai 0,10 a parola. Come Pierluigi, c’era un tempo in cui lavoravo (e anche serenamente) a 0,08 ma poi la concorrenza..la crisi..sicché sono scesa a 0,06 e puntualmente ricevo richieste a meno, a volte anche molto meno. E mi dispiace ma le bollette non si pagano da sole, talvolta ho anche accettato.
Ma conosco colleghi che pure lo fanno e non mi sento di puntare il dito contro nessuno. Ovviamente questo alimenta la catena perché se tutti ci ponessimo un tariffario minimo/massimo ci si dovrebbe adeguare a quello. Come dico sempre, il mio commercialista mi applica la tariffa media e se gli chiedessi lo sconto mi indicherebbe la porta..Stessa cosa per il mio avvocato, il notaio e anche il mio idraulico!
A volte mi sembra di avere un banchetto al mercato, solo più tassata, perché il trattamento a noi riservato è spesso quello. Sembra cosa dovuta contestare la tariffa, rimercanteggiarla e ahimé il cliente sa che ha il coltello dalla parte del manico. Ma se sono più flessibile e comprensiva verso i clienti privati (incapace di rispondere per l’ennesima volta alle provocazioni del tipo “potevo farlo col google translate ma..”) mi inacidisco sempre di più di fronte alle assurde pretese di alcune agenzie: tariffe basse, arrotondamenti, sconti, grandi volumi=sconti ancora più grandi, scuse per non pagare, pagamenti puntuali nei loro ritardi, e molta, MOLTA arroganza.
Non amo fare di tutta un’erba un fascio ma ho comunque preferito eliminare il fattore rischio rivolgendo il mio interesse solo al mercato estero. Non escludo la possibilità di essere io la sfortunata, però finora (indicativamente dal 2001) sono le uniche mie esperienze negative.
Io penso che alla radice la questione sia che la nostra professione non è riconosciuta perché noi lavoriamo nell’ombra e il nostro ruolo non è chiaro. Quante volte quando dichiaro di fare la traduttrice le persone mi rispondono “ah, bello! Ma cioè? Cosa traduci? Sai anch’io ho studiato Inglese, magari possiamo tradurre insieme..”. Si ha un po’ questa opinione per cui chiunque (soprattutto da Italiani in Italia che lavorano con l’inglese) sia in grado di farlo e che sia quasi un hobby da abbinare al lavoro di casalinga o di insegnante o magari con le ripetizioni..Un’attività casuale che richiede poco sforzo e quindi non si possono giustificare tariffe “così alte”. E siamo anche un po’ strani perché non usciamo mai e siamo sempre al computer..ma cosa facciamo tutto il giorno in casa?! Quasi come delle identità misteriose, vampiresche..o mitologiche..
Questa almeno è la mia impressione.
Se gli altri non ci prendono sul serio a volte è un po’ colpa nostra: significa che non ci proponiamo in modo abbastanza professionale. E poi, a proposito dei clienti giusti: non esistono. Nel senso che quello che è giusto per me non lo è per un altro traduttore. I clienti ce li scegliamo da soli, a seconda del nostro settore di specializzazione.I clienti ci pagano a seconda delle nostre capacità e a seconda della nostra abilità nel vendere i nostri servizi e potrei continuare all’infinito con gli “a seconda” 🙂 – Graziana
vorrei poter concordare con te graziana, e forse tra una decina di anni, se avrò la possibilità di fare ancora questo mestiere, potrò essere d’accordo. adesso mi trovo nella posizione di mandare CV a raffica nella speranza che qualcuno mi risponda, cosa che non avviene nel 99% dei casi. Quindi non sono nella posizione di “potermi scegliere i clienti”. e questo pur nella consapevolezza di ricevere riscontri positivi dai pochi clienti che già ho. l’offerta è satura, siamo migliaia di migliaia. secondo me la fortuna di capitare al momento giusto con il contatto giusto fa tanto…davvero tanto! e io ancora questa fortuna piena non ce l’ho avuta.
Valentina, ho scordato di dirti che io il cliente giusto non l’ho trovato 🙂 E credo che il risultato di questo mio insuccesso sia dovuto a una serie di scelte sbagliate: la mia combinazione linguistica, il fatto che non lavoro con la lingua inglese o tedesca che sono molto richieste dalle aziende della mia zona, il fatto che esco poco …Sì, uscire poco mi penalizza, perché quando parlavo di cliente non mi riferivo alle agenzie, pensavo ai famosi clienti diretti, che sarebbe bene incontrare di persona. Conosco pochi traduttori che hanno avuto la fortuna di incappare nel cliente giusto attraverso l’invio di una mail.
Secondo me quanto dice Chris Durban in questa famosa intervista è molto interessante: http://www.youtube.com/watch?v=1uVjn_u9YZ4&feature=results_main&playnext=1&list=PLC1445679DD924107 (si possono aggiungere i sottitoli, anche se non sono affidabilissimi).
Concordo al 100% con Valentina e aggiungo: i clienti ci pagano anche a seconda di quanto possono/vogliono spendere, anche perché se cercano trovano anche la stessa qualità a prezzi inferiori. Questa è la verità. Soprattutto in questo periodo. Del resto anch’io, se vedo che due negozi vendono la stessa maglia a prezzi diversi, vado a comprarla da quello che la vende a meno, anche se l’altro è il mio “negozio di fiducia”. Scusate il paragone, può sembrare poco calzante, ma non credo che lo sia.
Io credo che la tecnologia ci possa aiutrare a trovare clienti in tutto il mondo, anche senza doverli incontrare fisicamente. Bisogna però “farsi trovare”, e qui ci sarebbe un intero capitolo da aprire…
Pierluigi, effettivamente non tutti i clienti sanno valutare la qualità di una traduzione, dunque per loro il lavoro tuo e quello di un altro può sembrare “la stessa maglia”, da pagare meno possibile. Credo però che questo valga più per le agenzie che per i clienti diretti. Se un cliente si trova bene con te perché **gli risolvi i problemi** (perché loro così dovrebbero vederti: come uno che gli toglie le castagne dal fuoco, e non semplicemente come uno che che gli **restituisce un file tradotto**), allora è probabile che si crei un legame più stretto e che tu diventi più difficilmente sostituibile.
[Va anche detto, però, che i clienti diretti hanno una gestione più complessa, per cui se un traduttore si aspetta un rapporto del tipo “mi-mandi-il-file-ti-rimando-indietro-il-file-tradotto” allora deve cambiare mentalità…]
vi dirò, io per il momento ho la fortuna di potermi permettere di guadagnare noccioline perché ho chi mi sostiene (anche economicamente) e mi incoraggia continuare a fare gavetta, a non mollare il sogno di poter riuscire a fare quello a cui miravo da sempre e per cui ho studiato (e continuo a studiare) tanto. Però devo anche dire che vivo in Irlanda e qui al call center pagano 1400€ al mese… che per me è un miraggio. Al limite mi darò al call center o all’agricoltura biologica! 😉
Marinella, per qualche motivo non riesco a rispondere direttamente al tuo ultimo post. Vorrei però chiarire che nel mio commento non c’era assolutamente l’intenzione di svilire le tue capacità e la tua professionalità parlando anche di fortuna, spero sia chiaro 🙂
Quello che dici è sacrosanto e, come ho detto, evito come la peste le proposte che sono al di sotto di un prezzo dignitoso… Tuttavia, come ha detto Francesca, le bollette (e neanche il mutuo) si pagano da sole e ogni tanto mi è toccato tapparmi il naso e accettare qualcosa che non mi sembrava ottima.
So bene che svendersi non paga, bisognerebbe spiegarlo anche a qualcun altro… che però immagino non frequenti questo blog 🙂
Nessuno di voi sarebbe propenso alla creazione di un ordine dei traduttori con tanto di albo e tariffario? Non riesco proprio a capire perchè gli avvocati e i commercialisti debbano essere protetti da queste caste e noi traduttori dobbiamo continuare a lagnarci dei magri introiti che riusciamo a cavare da ore e ore di lavoro. A mio parere, un ordine riconosciuto ai sensi di legge sarebbe l’unica via di uscita a tutto il caos che incombe su questa professione.
Un albo? Così poi un traduttore iscritto all’albo potrebbe far lavorare dieci/venti/cento/mille giovani traduttori non iscritti facendoli passare per “impiegati”?
Mi sembra che la stessa cosa capiti negli studi di avvocati e commercialisti che, con la scusa di praticantati e stage vari, possono permettersi di sfruttare coloro che poi un giorno, magari, potranno entrare a far parte dell’albo stesso. Mi sembra una contraddizione far sempre riferimento e confronti con le tariffe e i guadagni di avvocati, commercialisti, notai ecc. ecc. e non voler creare un albo per i traduttori. Non trovo altra soluzione alle lamentele generali riguardo alle tariffe che distruggono questo settore.
Valentina, se tu sei fortunata e hai qualcuno che ti mantiene mentre guadagni 800 euro al mese lordi, potresti allora anche fare gavetta offrendo traduzioni gratuite a enti benefici. Mi è capitato ad esempio anni fa di tradurre il balance sheet di una organizzazione non governativa che si occupa di adozioni internazionali. Oppure ho tradotto sempre gratuitamente il sito web di una amica che in ungheria ha un bed and breakfast. Il tuo comportamento e quello di molti altri che accettano tali tariffe con questa scusa danneggia il mercato per tutti. Il giorno in cui non avrai più la persona che ti sostiene ti renderai conto come sarà difficile tentare di ottenere le tariffe necessarie a portare a casa la pagnotta a fine mese, perché i clienti in giro per il mondo sono abituati a pensare che è normalissimo pagare quattro centesimi per inglese-italiano.
ciao elena, hai capito male! 🙂 io attualmente faccio 1600-1700 lordi, quindi circa la metà netti e non mi svendo, tranquilla, non sono affatto per le tariffe da 0,03 o 0,04! diciamo che le mie tariffe sono pienamente nella media italiana….è la media italiana a essere bassissima e la tassazione a essere troppo alta! se ci aggiungi la difficoltà a trovare nuovi clienti il mix è completo…ti dico, finché c’è chi me lo permette momentaneamente continuo a fare questo lavoro, se no, piuttosto che ammazzarmi di lavoro per avere poco di più mi vado a cercare un lavoro da dipendente e buonanotte al secchio! grazie mille per i tuoi consigli! 🙂
“perché i clienti in giro per il mondo sono abituati a pensare che è normalissimo pagare quattro centesimi per inglese-italiano”
Infatti questa cifra è normale dato che i colleghi con _più anni di esperienza_ sono disposti ad accettarli senza battere ciglio pur di lavorare. Come ho scritto sopra, ho lavorato come PM in agenzia (nord Italia) e ho visto molti nomi noti accettare di tutto per poi lamentarsi e indignarsi in pubblico allo scopo di far credere ai concorrenti di avere tariffe da sogno.
Per Valentina: gli 800 euro al mese netti tieniteli stretti, fai gavetta e continua a lavorare che tanto un posto di lavoro sicuro con stipendio decente non lo trovi di questi tempi.
Sarà normale per te, Annalisa, che mi fai anche un po’ pena, poverina, se devi abbassarti a tali cifre per lavorare.
Tutti le persone che hanno scritto sopra, con 10, 20 e 30 anni di esperienza hanno detto di chiedere tariffe molto più alte. Io con le agenzie italiane non ci lavoro, proprio per questo problema, e infatti tu facevi la PM in Italia. Io ho fatto la PM in Olanda e le persone serie chiedono tranquillamente 0,10. In questo paese dove sono educati a pagari il giusto corrispettivo per la professionalità, nessuno si scandalizza, anzi, si scandalizzano se uno dice 0,04 e iniziano a porsi delle domande sulla qualità del tuo lavoro.
“Pur di lavorare” allora potrei andare anche a fare la cassiera al supermercato o la commessa in un negozio e guadagnerei di più, lavorando le mie 8 ore al giorno e senza dovermi ammazzare di straordinari. Se il sogno della vostra vita è fare i traduttori, ripeto, andate a lavorare al call center irlandese dove vi pagano 1400 euro al mese e poi dedicate la vostra passione e il vostro amore per le traduzioni offrendo traduzioni gratuite alle organizzazioni non governative e alle istituzioni benefiche che non si possono permettere di pagare i professionisti.
Come al solito non leggete e non capite una cippa (o fate finta di non capire) di quello che scrivo. Vediamo se a riscrivere capite o se avete bisogno di un supporto alla comprensione: io non ho detto che TU lavori a queste tariffe, ho detto che tanti nomi noti di PROZ e LANGIT accettano di buon grado 0,04 per poi affermare il contrario sui forum ed è LOGICO che le nuove leve facciano altrettanto, visti gli esempi che hanno davanti. Conosco due colleghi che lavorano a 0,15 dall’inglese e non hanno certo bisogno di starnazzare sui forum la loro bravura, non conoscono Proz, non hanno bisogno di quel sito per pubblicizzarsi e non lavorano i fine settimana perché la loro tariffa glielo consente. Questi sono i veri traduttori, non i gradassi che leggiamo tutti i giorni e che al venerdì scrivono “ufff, anche questo sarà un weekend di lavoro” e alla domenica “Anche oggi si lavora”. Ma come?? Se tu chiedi davvero 0,10 a parola non hai bisogno di lavorare i fine settimana, ergo se devi lavorare vuol dire che anche tu tiri a campare.
Per quanto riguarda l’Olanda: ho un cliente olandese che paga 0,04 en>it e tutti accettano senza fiatare. Ovvio che per ragioni di privacy non faccio il nome ma se ti fai un giro su proz, scopri chi è e chi lavora per lui. Troverai il nome di una collega che si indigna pubblicamente, ma a 0,04 non rinuncia.
A fare la cassiera del supermercato a 900 euro al mese non ci vado, visto che con le traduzioni guadagno di più (al netto delle tasse) rispetto alla cassiera e che un posto fisso di questi tempi non si trova. Se tanto devo essere precaria, meglio precaria con partita iva e traduzioni. Alla faccia dei concorrenti che si rodono il fegato e alle matusalemme 40enni e 50enni che cercano di demotivare i giovani alla carriera nel mondo della traduzione per paura della concorrenza. Queste persone sì che fanno pena, oltre a far ridere.
… e rieccola, madame Finesse… la matusalemme qui ne ha abbastanza delle tue sparate senza senso, quindi si toglie elegantemente dai piedi. Buona fortuna alla bella gente, agli altri nulla.
Nomi “noti” su Proz e Langit… Manco fossero dei santuari della traduzione… (Langit non lo conoscevo manco io, tra l’altro).
Il fatto che ci sia molta gente che accetta tali tariffe non le rende tariffe “normali” per me, ma tariffe falsate al ribasso, purtroppo oramai diffuse, ma comunque non “normali”. Su questo punto rimarremo di pareri diversi ma ammetterai che se tutti venissimo pagati di più, tutti staremmo meglio, inclusa tu.
“Matusalemme” alle colleghe 40enni e 50enni (quindi a trent’anni sono già di mezza età? Ho già un piede nella fossa?)… Penso che entrambe abbiamo molto da imparare da chi è nel settore da vent’anni o più. Queste persone hanno visto cambiare il mercato in modo drasticamente negativo ed è ovvio che abbiano simili opinioni. E alla loro età spero caldamente di avere aumentato le tariffe, o tu forse vuoi ritrovarti a 40 anni a chiedere ancora 0,04?
Hai perfettamente ragione, ma se ci sono 60enni che traducono bene e che accettano 0,04 come fa un giovane senza esperienza a chiedere di più? All’inizio fa la gavetta come fanno anche gli avvocati poi, forse, aumenta.
Certo che se venissimo pagati di più staremmo meglio ma fin che i più anziani accettano e a volte addirittura propongono, non ci sarà mai spazio per un aumento.
Però, quei giovani (che dopo aver terminato la gavetta diventeranno più vecchi) avranno serie difficoltà ad aumentare le loro tariffe, visto che spunteranno altri, più giovani di loro, che offrono tariffe più basse. – Graziana
Hai ragione Graziana ed è proprio lì che voglio arrivare: ci sarà sempre chi chiederà poco e farà abbassare il prezzo medio di mercato e, per favore, non sono sempre i giovani. Gli esempi e i nomi che ho avuto io davanti non erano giovani, erano persone che ora hanno poco meno e poco più di 50 anni.
Mi sembra ci sia un po’ di confusione. Intanto, lavorare il fine settimana non dipende dalle tariffe, dipende spesso dal fatto che ci sono clienti che hanno urgenze e/o ci sono accavallamenti, quando collabori con decine di agenzie in giro per il mondo da molti anni può capitare di dover “aiutare” un vecchio e fidato cliente fuori dalle peste. Albo, l’introduzione di un albo dei traduttori sarebbe una tragedia da tutti i punti di vista. Non chiediamo un albo per la nostra professione, bensì chiediamo l’abolizione di quello delle altre! Ricordo che il lavoro del traduttore oggi è un’attività, bellissima, che si espleta sul mercato globale, siamo attori del mercato globale, e non bisogna mai dimenticarlo, la protezione offerta da un albo di un mercato locale sarebbe una palla al piede insopportabile, già abbastanza guasti sono stati creati da sedicenti associazioni di categoria. Non bisogna mai dimenticare che è una professione che cambia in continuazione, come cambiano le esigenze di mercato. Bisogna quindi da una parte capire come cambiano le esigenze, studiare e tenerci aggiornati, dall’altra alzare la voce, come fa ad esempio ACTA (www.actainrete.it) per difendere la nostra professione dagli attacchi, spesso scomposti e vessatori di uno Stato capace solo di ragionare ancora solo in termini di albi, sindacati e associazioni di industriali e che della nostra professione non capisce assolutamente nulla
.
Parlo per esperienza biografica: sono figlio di artigiani e dall’età di 14 anni ‘feste’ come Natale, Pasqua e Ferragosto hanno significato soltanto ‘arriva da scuola/dall’università e dal lavoro, cambiati e vieni a dare una mano in bottega’. Non c’è niente di sacro nel fine settimana, però ‘quando si tira il cassetto,’ come si dice dalle mie parti, ne deve valere la pena e tradurre al sabato, alla domenica e alla notte non sempre vale la pena. Quasi mai: tante tariffe sarebbero da rifiutare nei giorni feriali, figurarsi nei festivi.
Capisco che i clienti abbiano le loro esigenze, ma sfruttare i due giorni festivi per incrementare la produttività dell’agenzia con un escamotage non è il massimo: i liberi professionisti hanno già poche tutele, tra queste poche di sicuro non sempre rientrano le maggiorazioni per straordinari, festività etc etc. Se il flusso di lavoro dovesse mostrare un picco al sabato e alla domenica, allora un’agenzia potrebbe benissimo pensare alla turnazione, almeno secondo me, invece di scaricare la patata bollente ai freelance.
Antonio: bella utopia questa. Anche la mia famiglia ha sempre lavorato di sabato e domenica, senza tutele ovviamente (artigiani anche loro) e senza tariffe extra. Non c’è nulla di male a lavorare al sabato e alla domenica, anzi per me è la normalità, sono i fighetti che vogliono farlo passare per qualcosa di disdicevole a cui non ci si dovrebbe mai abbassare, salvo poi piazzarsi al sabato mattina al pc e staccarsi alla domenica sera.
N’attimo: non c’è niente di disdicevole se ne vale la pena da un punto di vista economico rispetto al non lavorare.
Visto che 9 volte su 10 non ne vale la pena, allora sinceramente preferisco avere un giorno alla settimana per guardare la pittura asciugare sul muro. Come si diceva una volta, sempre che lo si dicesse: o si è antagonisti o si è conniventi. Anche perché i PM che ho conosciuto sparivano dal venerdì al lunedì mattina. Se non è disdicevole per noi traduttori non dovrebbe esserlo neppure per loro, no? E muoia Sansone con tutti i filistei, a un certo punto. Se proprio voglio lavorare al sabato sera vado a fare davvero il fornaio, almeno il principale mi offre la colazione alla domenica mattina.
Acta fa tanto fumo e poco arrosto. Non ha mai ottenuto risultati, sono peggio dei sindacati.
Tutti a far paragoni con i lavoratori dipendenti!! Ma pensate davvero che stiano bene i dipendenti di questi tempi?? Se stanno così bene perché non chiudete partita iva e andate a lavorare sotto padrone, così poi vediamo se vi offre la colazione o una lettera di lincenziamento non appena protestate per i vostri diritti. Se ci fosse così tanto vantaggio non saremmo qui a fare i freelance e saremmo tutti impiegati. Il paragone con i dipendenti (soprattutto i dipendenti di adesso) è fuori luogo.
Annalisa, non sapendo il tuo cognome, non so con chi sto parlando e se ci siamo incontrate in giro nelle liste. Piacere. Io la faccia ce la metto tutta e mi presento con nome e cognome: Pamela Brizzola, matusalemme 42 enne, nel settore da 17 con soddisfazione.
La tua acredine è brutta da percepire, ma è un problema tuo, più che di chi ti legge. Se veramente avessi voglia di crescere nell’ambiente, come dice Elena, ti porresti con un minimo di umiltà e cercheresti, anziché far finta di leggere dal libro della verità, di comprendere i tanti punti di vista, facendone tesoro.
Sarà l’età, come tu ben dici, ma sono serena e con l’esperienza accumulata in tanti anni non mi cambierei con una traduttrice alle prime armi neppure a pagamento.
Sì, ho letto i tuoi interventi su Langit ma non abbiamo mai parlato.
Siete voi che non capite il mio punto di vista: non ho intenzione di farmi sfruttare dal datore di lavoro a 800 euro al mese con cocopro, con le traduzioni e partita iva guadagno di più (al netto delle tasse), ho tariffe competitive, non traduco male e vado avanti benissimo senza aiuti (vivo e mi mantengo da sola). Quello che non capite è che il 70% di voi spara cretinate per far credere agli altri di avere super tariffe, quando questo non è vero. Chi lavora con le agenzie (italiane o estere che siano) si adegua al mercato. Un discorso diverso meritano i clienti diretti a cui si può chiedere di più, anche se ormai non so fino a che punto. Ci sono agenzie che forniscono un’ottima qualità a prezzi bassi e i clienti, che non sono scemi, non si fanno scappare questa possibilità.
Aggiungo: viva Dio che in Italia non c’è l’albo sennò saremmo a lavorare alle dipendenze del traduttore iscritto all’albo per 700 euro al mese.
«[V[iva Dio che in Italia non c’è l’albo sennò saremmo a lavorare alle dipendenze del traduttore iscritto all’albo per 700 euro al mese (cit.)» e ci sarebbe la mafia per essere iscritti all’albo, aggiungo.
Caro Antonio nella foga mi hai fatto dire cose che non ho assolutamente detto. Primo, non ho parlato di tariffe e in che termini lavorare il fine settimana, secondo non ho assolutamente detto che il fine settimana non venga preso da qualche altra parte, ad esempio un lunedì e per ultimo le problematiche dell’agenzia che riceve il lavoro il venerdì per il lunedì è esattamente uguale a quella del cliente finale che ha esattamente lo stesso problema, e la turnazione non c’entra assolutamente niente. E’ solo necessario capire che ogni lavoro ha le sue regole. Ad esempio un fornaio che non volesse alzarsi alle quattro di mattina per fare il pane, bensì alle sette come tutti gli altri cristiani, farebbe bene a cambiare mestiere, pena chiudere bottega. Ci sono molti esempi di vessazioni e ingiustizie vere che colpiscono il nostro mestiere, non prendiamo come esempi quelli che non c’entrano niente. Per ultimo, ho quasi sessant’anni, faccio questo mestiere, che per quanto mi riguarda è il più bello del mondo, da quasi trenta e l’ultima volta che ho lavorato la notte è stato preparando un esame quando ero ancora all’università, non non è vero, l’ultima volta è stata per cambiare il pannolino al mio secondo figlio che ha oggi ha 24 anni. Parliamo di cose serie, please….
Infatti io faccio questo lavoro da sei mesi e se resta così posso smettere anche da domani. Ogni lavoro ha le sue regole, ma un fornaio che abbia una cella di ferma lievitazione e un operaio può andare a lavorare alle cinque e mezza, quasi come un operaio che va a fare mattina.
Ma, dopotutto, ognuno faccia ciò che ritiene giusto: ancora ieri ho sentito una traduttrice dire ‘se X mi dà dei lavori me li dà alle sei del pomeriggio per il mattino dopo, quindi lavoro la notte e alla mattina rivedo la traduzione’. Quindi delle due l’una: o l’ha detto oppure l’ho allucinato e quindi ho problemi più gravi rispetto a quello di essere un traduttore.
E il mio commento non era un attacco a te, Grae Lorimer.
Vorrei solo sapere perché finché ho lavorato con la filiale alessandrina di un’agenzia svizzera si sono sempre e comunque svegliati al venerdì alle sei, puntuali come le mestruazioni ogni mese. Pareva ‘doloso’ come comportanento e non ‘colposo’.
Cara Annalisa, non vedo proprio come puoi fare un’affermazione del genere. Sono in questo ambiente da molti anni e ti posso assicurare che ACTA con i pochissimi soci che ha è riuscita a portare molta attenzione su questioni importanti che coinvolgono tutti i liberi professionisti in questo paese e quello che tu chiami “fumo” ha più che giustificato la misera spesa che dalla sua fondazione faccio per sostenerla, anzi vorrei fare di più ma proprio non posso.
perché non puoi? non penso che ACTA si offenda se gli fai un bel bonifico da 1000 euro. tanto cosa sono per voi 1000 euro, dato che ne guadagnate 0,10 a parola…
Caro Antonio lo so che non era un attacco a me, ma cerco solo di far passare l’idea, spesso avulsa per i traduttori di questo paese (negli altri no lo sanno benissimo) che un traduttore è un libero professionista e non un dipendente. E come professionista gode di una grande libertà inclusa quella di lavorare per chi gli pare per quanto gli pare. Tra le libertà ha anche quella di “educare” i propri clienti, sempre sapendo fino a dove poter tirare la corda prima di perderlo. AI nuovi non posso che consigliare di riflettere sulla propria professione e quali strategie adottare, e come posizionarsi sul mercato. Tutto qui.
@Grae:
so che i traduttori sono liberi professionisti, ma da quel poco che ho visto: i traduttori della generazione precedente la mia hanno goduto di un mercato che sicuramente era meno strutturato e possono davvero godere di un rapporto con il cliente che a me, almeno finora, è stato precluso, perché i miei clienti sono stati agenzie che sono fin troppo disposte ad accettare supinamente qualsiasi decisione del cliente, anche quando questa è ‘sbagliata’ da un punto di vista linguistico o traduttologico. Non mi sembra nemmeno vero educare il cliente, dopotutto io vedo la traduzione come una forma d’artigianato, ma quando non riesco neanche a sapere chi sia il mio cliente, perché c’è il tramite dell’agenzia, come faccio ad educarlo?
Un mio professore, che traduce e bene, mi disse, con invidiabile aplomb britannico (è inglese): “Io sono un traduttore, ma – per come si è messo il mercato – so che non potrei permettermi il mio tenore di vita solo con le traduzioni.»
Quando poi sono gli stessi colleghi a pugnalarti alle spalle, stupendosi quando rifiuti lavori sottopagati o deontologicamente scorretti, come le traduzioni attive, che fiducia si può avere nella categoria?
Entro volentieri in questa discussione per più motivi: primo perché sono una quasi sessantenne che traduce (bene o no lo dicano gli altri) a tariffe più che dignitose e non si schifa di lavorare il sabato e anche la domenica se un cliente ha un’urgenza particolare o se, per caso, decide di fare il “fine settimana” di mercoledì e giovedì. Il bello della libera professione è proprio quello di poter gestire il proprio tempo e, quando è possibile, scegliersi i clienti. Secondo, perché chi ha seguito i miei corsi di formazione sa che incito sempre i giovani a non svendersi e, per quel che posso, fornisco suggerimenti e condivido esperienze che sono state utili a me e che spero possano esserlo anche ad altri. So che è difficile, ma fa parte della libera professione anche – e soprattutto – quella roba che si chiama marketing, che aiuta a capire “quali strategie adottare, e come posizionarsi sul mercato” come dice Grae Lorimer che, last but not least, è il terzo motivo per cui sto intervenendo! Un saluto, Lorimer 🙂
@Maria Antonietta: grazie del contributo. Non ho mai voluto far passare l’idea che il sabato e la domenica abbiano la scabbia per chi vuol lavorare, ma – come diceva Foucault – ‘dove c’è potere c’è resistenza’. Visto che mi sembra innegabile come alcuni/molti tra i freelance siano in realtà ‘dipendenti mascherati’ al soldo delle agenzie, non vedo perché dovrebbero vergognarsi a rifiutare di macinare cartelle per la stessa paga feriale e non, che so, limonare, fare una pizza, biancheggiare i muri. Basta essere consapevoli della situazione e delle proprie scelte e si è liberi di fare ciò che più pare e piace.
Ciao Maria Antonietta, che bello sentirti, quasi sessant’anni? ma non mi dire ;-))
Caro Graeme, l’età è quella! Eravamo compagni di scuola… e il tempo è galantuomo: passa nella stessa misura per tutti 🙂 Quasi sessantenne tu, quasi sessantenne io. Ciao.
si vuole un thread con millemila post?
basta (ri)parlare di tariffe, di ordine sì/no, oppure di svarioni (degli altri)
J
e comunque, a prescindere dall’annoso (e noioso alla morte) problema delle tariffe (basse o alte) mi permetto solo di dire che questa affermazione:
“Mai meno di 65-70M annue, altrimenti conviene trovarsi altro da fare.”
è una sciocchezza assoluta, e direi anche un insulto ai milioni di persone che vivono in questo paese con molto meno di quello, per la semplice ragione che NON c’è altro da fare
e se queste persone non trovano un lavoro >65-70M annui cosa devono fare secondo voi?
darsi fuoco come l’imprenditore bolognese?
andiamo su
siamo in un paese libero, il nostro è un mercato libero
Sono perfettamente d’accordo con Annalisa, c’è sicuramente qualcuno che ci vuol far credere di avere tariffe tanto alte ma poi accetta le stesse di tutti gli altri, se non peggio. D’altronde io ci ho provato a dire che faccio 0,07 euro a parola ma se le agenzie mi salutano e se ne vanno, che alternative ho? Devo per forza scendere! Io non ho mai visto agenzie che accettino più di 0,06 euro (non solo italiane!!!): il traduttore deve uniformarsi e vuole dire che questa sarà la media italiana!!!Oppure sono stata molto molto sfortunata… Certo, mi rifaccio alla grande sul cliente diretto, ma non vedo molte alternative. Il lavoro non mi manca e non ho bisogno di abbassare le tariffe nè di lavorare di notte o al weekend, ma ciò non toglie che talvolta ciò sia necessario per questioni di urgenza. La tariffa purtroppo è sempre la stessa: forse sarebbe necessario iniziare a chiedere una differenza per questo tempo che viene tolto alla nostra vita sociale/famigliare. Se da un certo punto di vista ritengo impossibile alzare la tariffa in generale, magari potrei iniziare a chiedere un aumento per i lavori urgenti.
Beh, direi che il supplemento per l’urgenza è d’obbligo… Tutti i discorsi di Annalisa vengono purtroppo inficiati dal suo modo di porsi, sinceramente. Trovo poco civile sostenere che quelli che la pensano diversamente dicano scemenze o non capiscano “una cippa”…
nel corso della mia attività di pm ne ho viste tante di persone accettare 0,04-0,06 e non erano novellini, dato che quelli sono sempre stati scartati perché il CV era penoso o perché non passavano il test. Sono poi quelli che affermano su proz di avere tariffe stellari o si lamentano perché “quel/la stronzo/a di collega mi ha fregato il lavoro chiedendo una tariffa più bassa e/o non chiedendo l’urgenza”. Loro fanno la stessa identica cosa.
last but not least, siete sicuri che quella è un’agenzia vera e propria e non un passacarte o la solita one-man-band?
ad ogni modo per gli amanti delle statistiche e secondo un famoso portale, su un campione di 2253 colleghi la tariffa min. a parola in USD per EN to IT è: 0,08 (2253; 0,051) 21,96
ovvero 0,059 EUR a parola (0,051 è la deviazione standard) e 16,46 all’ora
mentre dal tariffometro di Turner per il rapporto Agenzia>traduttore e lingue varie verso IT
6,1-7,6 EUR cent parola sorgente = Medio-alta (professionale)
7,3-9,1 EUR cent parola sorgente = Alta
P..S. giusto per farsi due risate, la tariffa WC è 2,5 3,1 EUR cent parola sorgente
Spero che il mio pensiero non risulti troppo ingenuo.
La grande varietà di mercato ad oggi disponibile – dal mio punto di vista – sarebbe in grado di offrire lavoro a tutti noi, il problema forse è sapersi vendere bene e capire come proporsi o come accedere a determinati mercati. Ad esempio per me, ormai parte integrante della scrivania, un po’ come una tellina sullo scoglio, diventa difficile trovare clienti finali senza passare dalle agenzie. Un po’ la scarsità di tempo disponibile (perché al lavoro si deve abbinare la gestione della casa, della famiglia, della contabilità – che comunque richiedete tempo, organizzazione e concentrazione – e tanti altri aspetti della vita di tutti i giorni) e un po’ la mancanza di idee o di capacità nel fare relazioni pubbliche, alla fine vengono perse grandi occasioni.
Le grandi traduttrici che conosco sono OTTIME PR di loro stesse, degne davvero di un direttore d’azienda.
Conosco un paio di traduttrici che non hanno nemmeno un profilo online che hanno avuto la fortuna di lavorare subito con un servizio privato (strutture sanitarie, per lo più) che garantiscono loro un costante ritmo di lavoro e loro applicano le tariffe che desiderano e vanno avanti tranquille per la loro strada e non sanno neanche cosa sia un CAT.
Tutto quello che ho letto in questa discussione è giusto e non posso che concordare con Annalisa sulle realtà nascoste di questo mondo (ne conosco ben di peggiori..nessuno ha ancora citato il subappalto e il ghost-writing…). Penso che ognuno dovrebbe porsi un obiettivo bilanciando le proprie capacità, la propria disponibilità di lavoro, la propria esperienza, con il proprio paese, la propria combinazione linguistica, i propri contatti e le esigenze a livello di spese. Io per esempio non ambisco ad alzare fino a 0.10 la mia tariffa ma punto ad un afflusso di lavoro costante che possa darmi una stabilità mensile dignitosa per affrontare le spese e magari risparmiare qualcosa per il futuro. So bene a quali mercati voglio rivolgermi, so cosa mi manca e so che non sono e non sarò mai una traduttrice da 50 euro a cartella. Insomma, conosco le mie priorità, amo il mio lavoro e so quanto mi serve a livello mensile per stare tranquilla.
Come tutti agli inizi ho applicato tariffe bassine e poi pian piano mi sono evoluta, ho lasciato qualche agenzia o qualche cliente non avrebbe alzato la tariffa per sostituirli con altre che potevano pagarmi meglio. Ho stretto amicizie e relazioni che mi hanno fruttato esperienza e lavori e conto di andare avanti così fino al raggiungimento del mio livello ideale. Certo è un procedimento lungo, soprattutto se mancano i clienti privati perché incapace di farmi da PR.
Per concludere, non credo che tutti i traduttori che offrono tariffe basse-basse tolgano spazio a quelli con tariffe più alte ma sono convinta che per innumerevoli ragioni – fra cui certamente anche il periodo di forte crisi globale che fa stringere la cinghia a tutti – quei traduttori che, nonostante l’esperienza, applicano tariffe molto alte, facciano notevole fatica a mantenere il proprio turnover. Tuttavia il mio ragionamento è semplice: se un cliente finale è disposto a pagare 0.08 (per dire) ad un’agenzia per una traduzione media, con tempi medi, in combinazione linguistica “comune”, non vedo perché questo cliente non possa pagare altrettanto direttamente a me, bypassando l’agenzia. Il punto è che quindi sono le agenzie a ridurre il nostro guadagno perché filtrando il cliente, tolgono quella fettina di tariffa che per noi farebbe la differenza.
Scusate, ho scritto un poema!
@Claudio: WC? Don’t get it..
Scusate l’intrusione,
Sono una neo-laureata in traduzione e sto cercando di entrare nel mondo del lavoro. Poco tempo fa ho fatto il mio primo colloquio in agenzia dove mi hanno detto che loro lavorano a 8 euro a cartella. Fino adesso io ho sempre lavorato tariffando a parola, ma 8 euro a cartella mi è sembrato decisamente poco. Sbaglio? Vi chiedo un parere perché io non ci sto capendo più niente. Grazie, E.
“Il punto è che quindi sono le agenzie a ridurre il nostro guadagno perché filtrando il cliente, tolgono quella fettina di tariffa che per noi farebbe la differenza”
ma le agenzie, se lo sono sul serio, e non come ho detto sopra dei passacarte o delle one-man-band, fanno cose che voi umani ooops!
J
voglio dire fanno cose che un traduttore NON può fare essendo per l’appunto UNO
quindi per me le agenzie (vere) non sono scavalcabili se non in modo limitatissimo, ovvero per progettini piccoli
come diamine potrebbe fare d’altronde UN (1) mero traduttore a tradurre in 20 lingue un manuale di 100 000 pagine in tempi stretti ???
andiamo su, se riuscite a scavalcare un’agenzia vuol dire che non lo era o le avete sottratto un lavorino
Tanto per capirci, x me un’agenzia degna di questo nome non può essere formata da meno di una dozzina di professionisti: titolare, 1 telefonista, 1 tecnico IT, 2 addetti editing e prparazione file, 2 commerciali, 1 contabile, 1 PM per lingua
il che non ha nessuna relazione con la qualità del lavoro prodotto, intendiamoci, non sto dicendo che la one-man-band non può fare buone traduzioni, ma semplicemente che una struttura con 4 gatti per me NON è un’agenzia e neppure una rete di 12 gatti sparsi per il mondo senza una sede fisica, a meno che non siano veramente ben attrezzati tecnologicamente (per es. impianto professionale di videoconferenza, non Skype)
@Claudio: WC? Don’t get it..
tranqui, non sono a quei livelli, ma non mi vergogno a dire che lo sono stato per anni all’inizio della mia carriera
Claudio, forse mi hai fraintesa..non colgo davvero cosa intendi per WC..
In merito al mio commento sulle agenzie, ovviamente non intendo certo dire che andrebbero eliminate ma solo che – per progetti medi, o come dici tu “piccoli” – che quindi un cliente finale “normale” affida forse per comodità all’agenzia ed è disposto a pagare quei 2-3 centesimi in più rispetto a un libero professionista, lo stesso cliente se ce lo “accaparrassimo” noi, potrebbe corrispondere a noi quella stessa cifra.
Presumo che ci siano là fuori clienti che si affidano ad agenzie puramente per comodità o perché non sanno dove cercare o come scegliere un freelancer.
@Francesca: non è che le agenzie filtrano il cliente e quindi ci tolgono una fettina di tariffa. L’agenzia ha giustamente diritto a un suo margine di guadagno e io sono ben lieto di darglielo visto che mi procura il lavoro e mi evita di “sbattermi” per cercarlo. Il vero problema è che l’agenzia vende a 0,15 (o più) e al traduttore vuole dare 0,5 (o meno).
@Claudio: con i tuoi commenti i post sono arrivati a molti più di millemila 😀 Cmq sinceramente non capisco tutta la questione da te posta sulla contrapposizione agenzie/one-man-band (come le chiami tu). Cioè, il tuo concetto l’ho anche capito, ma non vedo cosa abbia a che fare con questa discussione 🙂
@Pierluigi, era proprio il mio discorso 😀 Se l’agenzia vende a 15 centesimi, significa che la’ fuori ci sono clienti che per una traduzione quei 15 centesimi li pagano. Il discorso della fettina era proprio ad indicare che, certo per noi le agenzie sono comode perché ci risparmiano il lavoro di trovarci da soli il cliente ecc.. ma allo stesso tempo la tariffa che cedono non è quella intera. Ovviamente. E non è che mi lamenti di questo anzi, come già dicevo prima, io ho quasi solo agenzie..Semplicemente valutavo come spesso non è solo la nostra comodità ma anche quella del cliente che anche per lavori “minori” rivolge la sua attenzione la’, quando invece potevamo approfittare noi di quella fettina in più se solo avessimo saputo farci da PR in modo migliore.
@Francesca
Claudio, forse mi hai fraintesa..non colgo davvero cosa intendi per WC..
LOL, ma nemmeno la curiosità di andare a vedere il sito di SImon?
@Pierluigi Guidi
non sei tu che devi porti la domanda ma chi ha iniziato questo thread, xchè è chiaro che se la “agenzia” cui si riferisce e che ha dato inizio a questo ennesimo sbrodolio sulle tariffe, NON è un’agenzia ma una one (wo)man-band, allora tutto il discorso che ne consegue è vaquo, inutile
capitto mi hai?
J
vi risparmio una parte della fatica di pigiare i tastini …
;-)))
http://www.tariffometro.it/
altra questione: se solo avessimo saputo farci da PR in modo migliore
no, l’agenzia non fa solo da PR!
fa un SACCO di altre cose che possono essere fatte solo da professionisti con specializzazioni diverse (che noi essendo UNO non potremo mai avere) e che possono essere fatte solo da un GRUPPO e aggiungerei un FOLTO GRUPPO di persone
un traduttore solo, a meno che non sia un clone di Leonardo buonanima, non può essere contemporaneamente un genio commerciale, un mago dell’IT, un asso a convertire file smappolamaker e chi + ne ha ne metta, in qualcosa di gestibile con Word e un CAT, una persona sempre affabile al telefono che parla tutte le lingue del mondo, eccetera, eccetera, quindi le agenzie (quelle vere secondo i criteri illustrati) sono insostituibili, checchè ne dica chi ospita qui tutti questi sbrodolii (me compreso, ovviamente)
JaJaJaJa
P.S. sì è vero: godo come un riccio ad aumentare la audience qui
J
nel corso della mia attività di pm ne ho viste tante di persone accettare 0,04-0,06 e non erano novellini,
LOL, senza essere PM ne ho beccati in castagna diversi anch’io e li tengo nel dossier Farlocchi a mia futura memoria …
Per meno di 70.000 euro l’anno non vale fare questo lavoro? Ma vivete a St. Moritz? O date per scontato che tutti hanno consorte a carico, “n” figli, automobili (rigorosamente una a cranio) con relativi costi? Lo chiedo perché io vivo a Milano, senza figli né auto, fatturo molto meno e sto benissimo (e no, non mangio le scatolette del cane).
Viviamo tutti in Italia. Un freelance con P.IVA “dovrebbe” _fatturare_ annualmente, entro una certà età, una somma che gli consente di mantenere famiglia e se stesso allo stesso identico modo in cui lo farebbe se fosse un dipendente dello stesso identico livello a contratto a tempo indeterminato entro una certa età. Qualunque commercialista è in grado di calcolare quella somma standard. Ognuno di noi può accontentarsi di un fatturato inferiore: sapendo che se lo può permettere (è da solo, non vuole macchina) o rinunciando consapevolmente a cose che il dipendente avrà e lui no. Il punto non è quanto ognuno di noi fattura – questo dipende dalle proprie esigenze e rinunce. Il punto è che lo standard – il parametro, su cui basare il calcolo del fatturato annuo e quindi orario/giornaliero da realizzare entro una certa età come “autonomo” (freelance) è “un individuo che si assicura da solo il proprio presente e futuro con tutti gli annessi e connessi e mantiene _da solo_ con quello stesso fatturato, un’intera famiglia esattamente come lo farebbe se fosse un dipendente e l’unica fonte di reddito della propria famiglia”. Questo è il parametro standard sulla base del quale tutti i freelance del mondo fino ad oggi hanno costruito le proprie vite private e professionali contando solo su se stessi…e di conseguenza i prezzi del proprio lavoro.Se io posso contare sullo stipendio fisso di un altro membro della famiglia, posso anche decidere che mi fermo su un certo fatturato (le mie ferie o malattie si pagheranno con soldi che vengono anche dallo stipendio dell’altra persona), ma non posso stabilire prezzi per il mio lavoro “più bassi” perché io “mi accontento”: creerei un’immagine sfalsata del prezzo di mercato della mia _professione_, quella con cui _altri_ devono mantenere, da soli, una famiglia invece. In mancanza di questo tipo di ragionamenti e calcoli abbiamo, da sempre, in Italia, una marea di professioni che lavorano con prezzi che non consentono a nessuno di mantenerci autonomamente un’intera famiglia come invece all’estero fanno quelle stesse professioni: lì i conti “del freelance standard” sono un fatto culturale e scontato che si fa _prima_ di decidere di andare avanti come dipendente o di mettersi “in proprio”. Infatti, hanno istituzionalizzato (anche fiscalmente) concetti come “prima occupazione, seconda e terza”….
ok ragazzi, sono ufficialmente confusa! Vivo da circa 5 anni in Inghilterra e da pochi mesi sto aiutando una coppia con un business a ”comunicare” con una fabbrica in Italia. Mentre la moglie e’ contenta e grata del mio aiuto, il marito e’ uno spilorcio e ci siamo trovati piu’ volte ad avere la stessa conversazione riguardo i pagamenti! Si era parlato all’inizio di emails da tradurre e conversazioni su skype, le ultime si sono ridotte ad una sola chiamata al mese, mentre per le emails, non ne ho vista una per mesi! Ora nell’arco di pochi giorni, ne ho ricevute 3, ma si e’ creata un po’ di confusione sul pagamento.Lui dice di aver contattato un suo businees partner, il quale possiede un’agenzia di traduzioni in Spagna e ritiene che una tariffa ragionevole sia di 0.05p a parola. Poiche’ non sono una professionista, lui mi ha proposto, tenetevi forte, 0.0375 a parola!!
Potete aiutarmi perfavore a capire quanto sia REALMENTE ragionevole per entrambi? Magari anche un sito da potergli mostrare!
Per le telefonate su skype, avevo proposto £30 all’ora, anche li’, vuole cambiare, £20 per la prima ora e £15 per ogni ora successiva!
AIUTO!
grazie. Paola
L’ha ribloggato su interprete lingua russa.
Informazioni {preziose|utilissime|utili|molto interessanti|di cui farne tesoro|. Io se mi è concesso vorrei segnalare questo sito web https://traduzioni-inglese-italiano.com/traduzione-siti-web-da-inglese-a-italiano/