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Archive for the ‘libero professionista’ Category

Volunteer Translation Opportunities

{ “Sehr geehrte Damen und Herren, übersetzt werden müssen aus einer deutschsprachigen Excel-Datei Zielsprache Schwedisch 5000 Wort in der Zielsprache. Allerdings sind nicht mehr als 2 Cent/Wort inkl. Steuern (oder als Hobby) zahlbar. Termin wäre der kommende Montag.”

“Buongiorno, dobbiamo far tradurre un foglio Excel dal tedesco allo svedese per un totale di 5000 parole (lingua di arrivo). Purtroppo non possiamo pagare più di 2 centesimi a parola, IVA inclusa (oppure inquadrato come hobby). Consegna entro lunedì prossimo.”

Nonostante le apparenze, questa non è una barzeletta. È la richiesta di un cliente, finita nella casella postale di un collega traduttore professionista tedesco.

Stefano ha creato e lanciato la pagina Volunteer Translation Opportunities che raccoglie alcuni siti di Associazioni Senza Scopo di Lucro internazionali che sono sempre in cerca di traduttori volontari, cioè persone che traducono per loro gratuitamente, senza chiedere né aspettarsi un compenso in moneta. Stefano e io siamo convinti, insieme a molti altri colleghi vecchi come noi, che tradurre gratuitamente come volontari sia uno dei metodi con cui i giovani di oggi – oppure chi aspira a immettersi nel mercato delle traduzioni come freelance – possono fare pratica e quindi accumulare anche in questo modo l’esperienza necessaria per considerarsi, da un certo punto in poi, professionalmente competenti.

La pagina per le traduzioni volontarie attira ogni giorno moltissimi fan. Ma anche alcuni oppositori. Tra cui chi sostiene che quello che si ha imparato e fatto all’università sia sufficiente per dirsi competenti e chi sostiene che in nessun caso si possa tradurre gratuitamente, perché sempre di lavoro si tratta.

La prima osservazione, che sarebbe sufficiente un diploma o una laurea, non la prendiamo in esame. Chi è convinto di ciò ha i propri motivi per esserlo nonostante sia palesemente in contrasto con il buon senso. I principi su cui si basa la competenza professionale si trovano in giro per internet. Dovrebbero essere insegnati all’università, o meglio ancora, già durante il percorso delle scuole superiori: accumulare conoscenza, esperienza di vita, pratica e attitudini adeguate alla professione.

La seconda osservazione merita, secondo noi, una riflessione più approfondita.

Chi si impegna per associazioni senza scopi di lucro, non desidera essere pagato in moneta. Non lo desidera, perché si ritiene pagato in altri modi. Per il volontario, la realizzazione degli scopi dichiarati dall’associazione stessa, è la prima forma di ricompensa: il miglioramento della società di cui egli stesso fa parte. È una ricompensa di tipo collettivo. La seconda ricompensa, di tipo individuale, è la possibilità di accumulare esperienza di vita e di esperienza pratica lavorativa. In altre parole, nessun volontario sta lavorando gratis: sceglie consapevolmente una ricompensa non monetaria per il proprio lavoro.

La richiesta citata all’inizio di questo articolo non proviene dal mondo del volontariato, ma da quello dei rapporti lavorativi e commerciali tra aziende e professionisti. In tale ambito, il budget messo a disposizione dal cliente è irrealistico. In realtà, il tipo cerca qualcuno che sia disposto a lavorare per lui, per una somma simbolica. Sembra accontentarsi anche di un hobbyista. Come se il lavoro e il tempo dell’hobbyista, e di conseguenza anche il prodotto finale, avessero un valore simbolico.  Che speri di trovare il professionista e non l’hobbyista, nonostante quel prezzo simbolico, è chiaro.  Le espressioni “prezzo tasse incluse”; “consegna lunedì prossimo”; “pago 5000 parole testo finale” (a prescindere quindi dalla quantità realmente da tradurre o tradotta), appartengono tutte al gergo dei traduttori professionisti.

Abbiamo quindi un cliente in cerca di un lavoratore che si accontenti di una cifra simbolica per il lavoro che svolgerà. Che accetti quindi anche di assumersi tutte le responsabilità implicite al fatto stesso di aver accettato una ricompensa in moneta.

Nulla vieta di accettare distorsioni della realtà e manipolazioni piscologiche di questo genere. Si può fare anche in questo caso lo stesso identico ragionamento n° 2 del compenso per il lavoro volontario. Anche il lavoro sottopagato permette di accumulare pratica. Il traduttore che decide di accettare per questo motivo, è pienamente consapevole di regalare il proprio tempo, il proprio ingegno e i propri soldi a un soggetto che lucra sul suo lavoro. È pienamente consapevole anche di assumersi tutte le responsabilità che sono implicite negli accordi commerciali. Non ha nessunissima importanza quanto sborsa un cliente: se sborsa anche 1 solo centesimo, ha il diritto – anche legalmente parlando – di pretendere dal proprio fornitore/collaboratore che costui si assuma tutte le responsabilità per le rogne che deriveranno eventualmente dal lavoro che ha svolto e il prodotto che ha fornito.  Quindi, chi accetta per propria scelta proposte commerciali come quella illustrata qui sopra, sa che si assume delle responsabilità nonostante il prezzo simbolico.

Si può anche scegliere di fare pratica regalando i propri soldi e tempo ad aziende che dimostrano, con i loro budget irrealistici, comportamenti manipolativi e ragionamenti distorti, di non farsi nessun tipo di scrupolo pur di mettere tutto il guadagno, il nostro compreso, nelle loro tasche. Ma è una scelta che non può durare troppo nel tempo, a livello individuale, né troppi la dovrebbero fare. Perché se dura troppo a lungo e troppi individui persistono in questa scelta, il concetto di competenza professionale perde inevitabilmente il suo vero significato e valore umano, sia a livello individuale, sia a livello collettivo.  Gli effetti collaterali devastanti della crisi economica o finanziaria – come la si voglia chiamare – li favoriamo anche noi, se non ci rendiamo consapevoli di questo.

Chi sceglie di investire un po’ del proprio tempo e lavoro a favore di un’associazione di volontariato, oltre ad accumulare esperienza e fare pratica come investimento nel proprio futuro professionale, sa anche che le responsabilità sono molto limitate, proprio perché ha lavorato volontariamente, cioè senza quel prezzo che in un rapporto commerciale trasferisce automaticamente una serie di responsabilità su chi svolge il lavoro per il quale l’altro paga. Ogni investimento costa. Possiamo fare in modo che sia il migliore possibile, sia per noi stessi, sia per la collettività.

Frauke & Stefano

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{ Su Langit e altrove si è svolta (e si sta ancora svolgendo) in questi giorni una discussione sulla base di un articolo di Chiara Santoriello “I vantaggi derivanti dall’istituzione di un Ordine Professionale” pubblicato su La Nota del Traduttore il 18 aprile del 2005.

E’ stato citato anche il trafiletto di Altrinit del 2008 che si riferisce ad un fatto del 2007 e una sua rassegna stampa di notizie che riguardano sia la riforma degli ordini, sia le vicissitudini dei traduttori ed interpreti dei tribunali.

Gianfranco Manca ha dedicato un sito alla questione:  www.albo-si-albo-no.org , ma mi sembra che vada comunque ben oltre la mera questione di  “albo si o no”.

E’ da giorni che cerco di capire perché sono allergica alla parola “albo” messa insieme con “traduttori”.  Esistono fin troppe buone ragioni razionali per non abbinare queste due parole, ma ce ne deve essere una fondamentale che non sono ancora riuscita a trovare.  Quindi mi limito a segnalarvi la discussione, gli articoli e il sito.

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{ Da quando Stefano ha creato la Rassegna del traduttore in fb, mi sto rendendo conto che il filo della rete è molto meno sottile di quanto sembrasse, ma anche di una pecca di molti dei miei giovani colleghi italiani (o aspiranti tali).

Su Lantra, su Vertalerslijst (olandese) e su Rosetta-l oggi parlano proprio degli articoli passati in Rassegna da Stefano, che mi avevano colpito fin da subito:

Are you a professional translator? If so, yo do not lower your translation rates di Marcela Jenney

e:

Just what do you take me for? di Wendell Ricketts.

Perché anni fa, chi era iscritto a Langit, era anche iscritto alle liste internazionali, mentre ora non sento altro in giro che lamentele per i troppi messaggi e “me ne basta una di queste liste”?.

Se la dico io, una frase del genere, posso capirmi. Il tempo per leggere tutto non ce l’ho più perché devo dedicare la maggior parte delle mie ore alle traduzioni dei miei clienti.

Ma chi vuole iniziare, chi deve cercarsi clienti, chi vuole conoscere colleghi, chi deve farsi un’idea del modo MIGLIORE per iniziare, chi vuole capire come si fa esperienza, come si formano i prezzi, quanto si chiede senza rischiare di prostituirsi, senza svalorizzare la professionalità di chi ci vive già di questa professione, di cosa sia la formazione di un traduttore eccetera, non può NON iscriversi ad almeno una delle mailinglist internazionali. Una perdita di tempo? No, è un INVESTIMENTO, ed è un investimento fondamentale per il futuro (e per il presente). 

Quando si parla delle aziende e dei loro investimenti, noi pensiamo subito a soldi e macchinari. Lo traduciamo in “comprare computer, programmi e dizionari”. E il know how???? Dove lo mettiamo? Sei ore dietro al computer a leggere i messaggi di interesse comune sulle liste nazionali ed internazionali, sono sei ore investite nel proprio futuro, anche IMMEDIATO.

Non stai guadagnando dei soldi ORA leggendoli, ma stai senza alcun dubbio guadagnando quelli di domani.

Almeno 1 lista internazionale è d’obbligo per un traduttore che si prepara ad un futuro con prezzi ben diversi da 0,01 – 0,06 euro a parola. Quando uno vuole imparare dagli altri, non va a cercare chi ha gli stessi problemi suoi, ma chi quei problemi nemmeno li conosce, oppure li ha già risolti, oppure spiega come si risolvono. Quindi, soprattutto all’estero, dove il freelancer è un concetto ben radicato.

Salterà all’occhio che non nomino ProZ tra le possibili fonti internazionali. Non la cito. Perché oggi devo concludere che non posso oggi annoverarla tra le fonti internazionali autorevoli per quel che riguarda i corretti comportamenti imprenditoriali del traduttore freelance. Se lo fosse stata, oggi l’avremmo festeggiata, non criticata.

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{ In un sito di un’agenzia di traduzioni, sotto il titolo "Costi", ho trovato un elenco dei loro prezzi, confrontati con quelli più "alti" delle altre agenzie.

Ma quanto costa realmente una traduzione? Chi fa le traduzioni dei clienti delle agenzie di traduzione?

Una parte viene tradotta internamente, un’altra delegata a collaboratori esterni indipendenti, traduttori professionisti, come lo sono i copywriter o i web writer.

Tradurre richiede tempo e competenza. La competenza e le ore di lavoro di un traduttore hanno prima di tutto quel prezzo/costo necessario per comportarsi da libero professionista dal punto di vista pratico, economico e fiscale. Un traduttore dedica per esempio parte del proprio tempo alla gestione di un micro-ufficio: computer, programmi specifici, contabilità, segreteria, amministrazione, assicurazioni, corsi ed aggiornamenti, marketing, ricerca e mantenimento clienti. Oltre alle tasse e i contributi obbligatori, i suoi prezzi contengono le somme da lui preventivate per ferie, malattia, pensione e vita giornaliera.

Come quella di altri professionisti, la competenza di un traduttore è basata su molto tempo dedicato allo studio e a l’esperienza pratica. Aggiungiamo il tempo materiale per tradurre, che non è semplicemente "scrivere al computer", ma un processo di redazione, riflessione, ricerche terminologiche e stilistiche che risulta nelle scelte linguistiche ed extra-linguistiche necessarie per ottenere che il testo tradotto realizzi gli intenti dell’autore/cliente.

Per capire quanto può o deve costare una traduzione professionale, nella pratica basta conoscere i prezzi orari di qualunque altro libero professionista. Tuttavia, quando subentra un "terzo" anello tra il cliente finale e il traduttore professionista, l’agenzia, la somma pagata al traduttore e quella pagata dal cliente all’agenzia per la traduzione, logicamente non coincidono più. In questo caso il traduttore rinuncia ad una parte del proprio guadagno a favore dell’agenzia che gli procura clienti e/o lo dispensa in parte di altri oneri che difficilmente potrebbero essere gestiti da un solo individuo.

Rimane tuttavia logico il nesso – pur non essendo lineare o assoluto – tra i prezzi offerti ai clienti finali e quelli pagati – a monte – ai collaboratori esterni…

Un traduttore competente con moltissima esperienza supera difficilmente una media di dieci cartelle** al giorno nel campo di specializzazione che può definire il proprio cavallo di battaglia. Non è difficile a questo punto calcolare quale dovrebbe essere il prezzo "giusto" di una traduzione professionale.

** In Italia, una cartella corrisponde a 1500 caratteri spazi inclusi, calcolati da word (strumenti, conteggio parole), oppure a più o meno 210/230 parole.

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{ Chi diventa libero professionista, spesso ha già lavorato per qualche tempo in un’azienda. E’ abituato quindi a pensare a se stesso come ad un “dipendente” con un “capo“. Se ha lavorato in diverse aziende, è abituato a mandare dei curriculum per farsi assumere. Le attitudini da dipendente – o anche da scolaro – sono ben radicate nei nostri comportamenti. Con il curriculum, il libero professionista presenta se stesso come possibile futuro collaboratore esterno, non come futuro dipendente. Non è in cerca di un lavoro fisso, ma di clienti con cui lavorare da pari a pari. Il curriculum di un professionista autonomo è quindi radicalmente diverso da un curriculum di chi cerca un’assunzione: cambiano completamente il tono, il contenuto e perfino il layout.

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