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Archive for the ‘prezzi’ Category

 

{Ero molto indecisa stasera se iniziare a parlare di questo articolo: http://www.translationtribulations.com/2010/11/subprime.html oppure di questo: http://www.wikihow.com/Procrastinate.

In realtà il primo si riferisce a questo: http://patenttranslator.wordpress.com/2010/11/26/why-it-usually-makes-no-sense-to-fill-out-forms-sent-to-you-ahead-of-time-except-when-you-are-a-subprime-translator/

Tre articoli interessanti, ma quello che mi ha colpito di piĂą stasera, perchĂ© mi ha colpito personalmente, è sicuramente l’articolo Procrastinate.

Dei due articoli intesi per traduttori (e clienti) mi è parso piĂą “pratico” quello di translationtribulations:

Yesterday’s interesting post was about agencies who send out silly sign-up forms for folks like you and me to become part of the great feed lot of translating cattle waiting to be slaughtered by translation consumers hungry for low rates.

“Subprime” doesn’t necessarily mean bad translators. But I find the term interesting in this context, and some of PT’s associated comments got me to thinking that there is potential in that word to describe some of the high-risk behavior of LSPs who package and resell services from way down the food chain like others packaged and passed on junk loans until banks and other institutions started suffering a bit of a melt-down a few years ago. The sort of melt-down I’ve seen in the historical slag of past translations from a few major direct clients who used to deal with Top Ten Volume LSPs.

Some of these LSPs who make elaborate marketing promises for multiple levels of review and other crap they probably never bother with in reality probably have a lot in common with the sharks who sold subprime loans to borrowers who never understood the hook that was being set. Translation consumers (individuals, companies and organizations who pay the ultimate bill for the work) are too often unaware of what really goes on with their projects.

So if the translators and the end customers are getting screwed in these subprime relationships, cui bono? The pimps as usual.

Fortunately, in my experience, this does not describe all of the MLV landscape, which is usually populated by diverse and interesting people, at least among SMEs. The serious ones worth working with add real value and can educate their customers to understand how this works so that they pay the rates needed to support viable results. One interesting organization that I know even follows a strategy of basing its offers to translators on a share of the gross rate from which the known overhead and target profit share are deducted, so depending on the particular deal negotiated with an end customer a translator’s proposed compensation may vary widely. The intention behind that is certainly honorable and reflects good business planning at the MLV level, but I do wonder whether the translators taking everything that comes their way at whatever price are keeping an eye on their fixed overhead costs. I personally find it tiring to see fixed rate offers for which I have to calculate constantly whether it’s worth getting out of bed and putting on the coffee. The MLV relationships that really work for me are the superprime ones where my target rate is respected and I don’t care if the agency has a 300% markup, but where my time and effort is clearly respected and appropriate surcharges are offered for anything rushed or unreasonable before I have to bring those matters up. I’ve also noticed over the years that these MLVs usually practice the best hygiene with their customers’ data, and even over years I see little unacceptable content infecting the TMs.

Mi piace perché anche in questo articolo, come fa spesso, Lossner descrive sia i bad practices , sia i good practices.

Propongo invece di leggere per intero quello che parla della procrastinazione: “rimandare, rinviare, temporeggiare, indugiare; tirare per le lunghe”.

A me ha tolto molto peso dallo stomaco ;>)) Questa societĂ , questo mondo aziendale, vuole tutto organizzato e programmato, meglio fare ora che farlo domani. Ma è una cosa tipicamente maschile. L’istinto invece è femminile. E se l’istinto mi dice che è meglio fare una certa cosa domani e non oggi, un buon motivo c’è. E i traduttori sono per il 85% traduttrici.

Non sto scherzando. L’ho preso molto sul serio quel post. Spiega bene per esempio perchĂ© è del tutto inutile sentirsi in colpa perchĂ© “come al solito mi mancano pochi giorni alla consegna e ancora non ho neanche iniziato”. Se ti succede spesso, probabilmente sei una di quelle persone che lavorano meglio sotto pressione. Se lo sai, puoi “programmare” la procrastinazione! E lavori in sintonia col tuo ritmo personale.

Io aggiungerei una cosa a quel post. Lasciare che il cervello lavori da solo, la notte mentre dormi, è ancora meglio che riflettere certe volte, soprattutto se si tratta di dover scegliere tra diverse soluzioni. Una bella mattina ti alzi e mettendo un piede fuori dal letto, ecco che la decisione giusta, l’idea giusta, quella da mettere in atto, ti sta scritta nel cervello in lettere chiare e tonde. Solo allora ha senso riflettere, perchĂ© rifletti su quella determinata idea, su come metterla in atto e non piĂą su cosa scegliere.

Frauke

PS Il gatto sul divano è di Robidò

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{ Supponiamo che sei un traduttore italiano. Traduci dallo spagnolo e dall’inglese. In quale lingua fai pubblicitĂ  per la tua attivitĂ ?

In Italia ci sono moltissime agenzie di traduzione che vendono tantissime traduzioni da una lingua straniera in italiano. Sono veramente tante e il lavoro – a sentire loro – è molto. Tanto che per l’appunto queste agenzie "offrono" ai traduttori loro fornitori, i “loro” prezzi che dovrebbero invece essere stabiliti prima di tutto da quei fornitori stessi. La collaborazione tutta, dovrebbe essere il risultato di una negoziazione. Invece di negoziare, queste agenzie usano proprio il ricatto della “tua” concorrenza: “ci sono tremila colleghi tuoi lĂ  fuori pronti ad accettare il “nostro” prezzo”.

D’altra parte, se esistono tutti questi concorrenti, significa che la domanda per traduzioni in italiano, in Italia, è veramente grande. Significa che almeno una parte di quella domanda è dirottabile su singoli traduttori. Potresti quindi decidere di farti pubblicità in italiano, offrendoti alle aziende italiane.

Tuttavia, questo significa metterti in concorrenza con le moltissime agenzie italiane, di cui una bella fetta giĂ  da tempo sta offrendo ai clienti finali (le aziende italiane in questo caso) dei prezzi al di sotto del prezzo "normale" che deve chiedere un qualsiasi singolo professionista per continuare ad essere libero e autonomo. Questo si ripercuote sia sulle scelte che fanno queste agenzie rispetto ai propri collaboratori che devono accontentarsi di prezzi ancora piĂą bassi (piĂą o meno la metĂ ), sia sul mercato delle traduzioni in generale. Trovare aziende (piccole e medio grandi) italiane sicuramente non è impossibile, ma la concorrenza “dei prezzi” fatta dalle stesse agenzie italiane (oltre a quella dei “colleghi” che insistono a fare concorrenza sui prezzi) è alta. 

Prima di prendere certe decisioni, bisogna anche riflettere seriamente su una frase che si sente spesso dire dai propri colleghi (o futuri colleghi). "Ho molto lavoro". "Sto lavorando dalla mattina alla sera". Attenzione. "Lavorare molto" o "lavorare dalla mattina alla sera", non significa automaticamente "guadagnare (molto)". Anzi. Nella maggioranza dei casi dei traduttori italiani che lavorano soprattutto con agenzie italiane, solitamente questa frase significa che "lavorano" molto ma guadagnano “poco”. Così poco da aver creato per l’appunto l’immagine del traduttore sgobbone che non può manco permettersi di andare in ferie.

Vuoi lavorare molto e guadagnare poco o vuoi lavorare e guadagnare decentemente? Con quali clienti si può "lavorare" e "guadagnare" allo stesso tempo? Con i clienti diretti italiani, ma anche con quelli stranieri. E con molte agenzie straniere. Non con le agenzie italiane, se sei un traduttore italiano e se non sei iperspecializzato o non hai un potere (e una capacità personale!) di negoziazione particolarmente forte.

Anche i clienti esteri (quelli che parlano la lingua da cui tu traduci) sono di due tipi: diretti e agenzie. Inoltre ci sono moltissime agenzie in molti paesi che NON parlano la lingua che tu traduci, ma sono abituati ad esprimersi in inglese.

Ogni cliente straniero, contrariamente a quanto succede in Italia, sa perfettamente che un traduttore traduce e scrive solo nella propria lingua madre. Non si aspetta che ogni mail o blog di chi ha imparato la sua lingua sia un capolavoro letterario. Tuttavia, una presentazione seria deve essere professionale. Se hai la certezza di scrivere bene nella lingua straniera, la scrivi tu. Altrimenti la fai tradurre. Come investimento è veramente il minimo, per chi vuole presentarsi come professionista. E non corri il rischio di fare la figuraccia che fanno le  tante agenzie nel mondo che fanno tradurre i loro siti “risparmiando sui costi della traduzione”, pubblicando poi le idiozie che noi traduttori denunciamo giornalmente.

Con una traduzione in inglese ti rivolgi praticamente a “tutti” i potenziali clienti esteri – a meno che la tua lingua di lavoro non appartenga ad uno di quei paesi come l’Italia, dove l’inglese (e le lingue straniere in generale) ancora non fa parte della cultura giornaliera aziendale perché l’educazione dei bambini alle lingue straniere ancora non è radicata come lo è invece altrove. Ma l’inglese è sicuramente la lingua mondiale delle agenzie di traduzione estere.

Di sicuro una pagina di presentazione scritta nella lingua dei tuoi potenziali clienti, è percepita come una grande cortesia, a prescindere dal fatto che quel cliente parli o capisca anche l’inglese. Inoltre, offrire una collaborazione in cui il cliente possa sempre esprimersi nella propria lingua, è indubbiamente un valore aggiunto del singolo traduttore rispetto alle agenzie che per ovvi motivi non possono offrire ogni volta un interlocutore che parla la lingua del cliente ;>))

Frauke

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{(prendendo spunto da una discussione tra traduttori e agenzie sulla pagina dei traduttori in facebook)

Tra i concetti imprenditoriali con cui un freelance deve tener conto, c’è quello del “mercato di riferimento”. Chi inizia un’impresa (autonoma o no), cerca di capire in quale tipo di mercato si sta inserendo. Poi decide come comportarsi rispetto a questo suo mercato di riferimento.  L’agenzia non è l’unico cliente a cui un traduttore può vendere le proprie traduzioni. Ma se sceglie le agenzie, deve tener conto del fatto che ognuna di loro ha un comportamento piĂą o meno coerente con il proprio mercato di riferimento. La scelta fatta da un cliente agenzia/impresa può combaciare con la nostra oppure no. Non devono necessariamente combaciare, ma per un rapporto sereno, senza pentimenti, lamentele e critiche da parte di nessuno, è bene rendersi consapevoli innanzitutto delle proprie scelte e poi di quelle delle agenzie con cui si lavora (o non si vuole lavorare di conseguenza).

E’ ovvio che l’agenzia che guarda principalmente i prezzi della concorrenza, ossia i prezzi che le imprese sono abituate a pagare (o si aspettano di pagare) per “le traduzioni”, non può fare diversamente che 1) scendere sotto quei prezzi, 2) adeguarvisi o 3) non scostarsi troppo da essi (oppure scegliere una combinazione). Di conseguenza, questa decisione implica scegliere i propri fornitori basandosi principalmente sui loro prezzi, semplicemente perchĂ© la maggioranza dei prezzi di acquisto delle traduzioni dovrĂ  aggirarsi intorno alla metĂ  del prezzo di vendita. Dovranno poi giocare con le differenti tipologie di testi, clienti e prezzi di acquisto per riuscire a differenziare i loro prezzi di vendita in modo da garantirsi un fatturato costante.  

Avendovi partecipato solo due titolari di agenzia, dalla discussione può sembrare che scendere sotto, accostarsi a e non discostarsi troppo dai prezzi dei concorrenti,  sia l’unica scelta possibile per un’agenzia. Non è così. Alcune delle agenzie con cui lavoro, hanno scelto consapevolmente di concentrarsi sulla qualitĂ  del prodotto e del servizio che vogliono offrire e sui prezzi chiesti dai fornitori. L’accento è sul vendere, garantire e cercare qualitĂ . La collaborazione con queste agenzie non si verte mai sul prezzo, bensì sul modo di lavorare e di collaborare. I limiti posti ai prezzi non sono i prezzi della concorrenza, ma del cliente nello specifico, o del suo problema nello specifico.

Nel corso degli anni ho collaborato con moltissime agenzie che hanno fatto scelte molto diverse tra di loro. Ci sono due estremi: il prezzo da una parte e la qualitĂ  del servizio dall’altra.  Lavoro con una sola agenzia italiana che si concentra esclusivamente sulla qualitĂ  del servizio. Tutte le altre combinano le due possibilitĂ . Ma dato che tutte le agenzie, senza eccezione, dichiarano nella loro pubblicitĂ  (siti)  di lavorare “solo con la qualità”,  non sempre è possibile per chi acquista o le deve scegliere come clienti,  capire in anticipo quali scelte esattamente sono la vera base della loro politica aziendale.

Per poter capire e scegliere, bisogna prima di tutto stabilire quali sono i propri principi secondo cui si vuole lavorare e guadagnare. Clienti con comportamenti che discostano troppo da quelli, è bene eliminarli al piĂą presto.  In secondo luogo, bisogna necessariamente sperimentare. Chi come me lavora con molte agenzie italiane, scopre presto che in realtĂ  la grande varietĂ  nasce dal costante conflitto tra la loro paura dei prezzi della concorrenza e il desiderio di offrire vera qualitĂ .  Se dovessi tener conto di questo loro conflitto personale, avrei chiuso anni fa con questa attivitĂ  o sarei andata a cercare clienti solo all’estero.

Non ne tengo conto a livello della mia attivitĂ  da traduttrice freelance, ma noto per esempio lamentele, sia in pubblico che in privato, rispetto ai comportamenti “poco professionali dei traduttori”. Queste agenzie si  dicono “puntuali e affidabili” e pretenderebbero di voler trovare la stessa puntualitĂ  e sicurezza, ma non sono disposte a capire che concentrandosi sul prezzo “dei concorrenti” , si precludono di poter lavorare con prezzi di acquisto diversi, perchĂ© dovrebbero accettare il principio del nesso tra prezzi e comportamenti

Sperimentare questo nesso,  implica essere disposti a  rischiare, oltre che  “eliminare”  i collaboratori con comportamenti che non corrispondono a quelli desiderati.  Rifiutando il rischio, il clima di base diventa quello della “sfiducia”  nei confronti dei propri collaboratori, che molte agenzie italiane combattono sostituendosi alla competenza dei loro traduttori, pur non essendo affatto nĂ© traduttori, nĂ© freelance. Tradurre per le aziende è una competenza che l’imprenditore non ha. Far quadrare i conti da freelance, è cosa ben diversa da far quadrare i conti da imprenditore: l’imprenditore agenzia compra e rivende una traduzione. Un freelance produce la traduzione che vende.

E’ questo clima di fiducia/sfiducia che in sostanza rende diversa la collaborazione con molte agenzie estere da quella tipica italiana: un traduttore vi ottiene i prezzi di cui ha bisogno per poter produrre, ma soprattutto percepisce nel rapporto che il suo cliente agenzia raramente si sostituisce alla sua specifica competenza del traduttore. Questo non significa tuttavia che “tutte” le agenzie estere hanno questa caratteristica. Così come non significa che in Italia non è possibile costruire il rapporto che si desidera avere con un cliente agenzia o che quel cliente agenzia non possa avere una nicchia di mercato in cui rientra il tuo prezzo.   

Frauke

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{ Ieri ho sentito fare un ragionamento che, insieme ad altri, chiarisce perchĂ© i traduttori italiani ottengono (da sempre) prezzi piĂą bassi dalle agenzie italiane che all’estero e come (e perchĂ©) le agenzie stanno facendo di tutto per mantenere lo status quo:
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"l’agenzia (agisce come) interinale (e) stabilisce un prezzo, fornisce il servizio al loro cliente e trova noi."
"C’è da dire che le agenzie – come noi – passano molto tempo a fare preventivi poi respinti dal cliente in base a un budget tagliato anche per ignoranza di cosa significa tradurre. "
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Un traduttore che ragiona in questi termini, considera se stesso in una posizione di dipendenza (=inferiore) rispetto al "lavoro che gli trova l’agenzia" si "sente il dovere" di "dover sentire" "gratitudine" all’agenzia.

Prendete atto del fatto che siete in troppi a fare questo ragionamento sbagliato; in troppi vi siete messi nell’ottica di dipendenza dalle agenzie italiane.

Con ragionamenti di questo tipo, si mischiano una serie di sentimenti che inquinano ogni ragionamento corretto: vi "preoccupate” degli affari della "vostra" agenzia" a scapito dei vostri interessi e quindi non tentate nemmeno di ottenere il prezzo giusto.

Inoltre, l’agenzia fa leva su questi e su altri sentimenti che intuisce nei propri "collaboratori" con frasi di questo tipo: "i tuoi colleghi lavorano con questi prezzi." "questi sono i prezzi del mercato"; "con quel prezzo non troverai lavoro da nessuna parte".

Tutto questo per ottenere e lasciare che i soldi che normalmente spettano al suo collaboratore, defluiscano nelle tasche dell’agenzia.
Il tipo di rapporto interpersonale che si stabilisce con un cliente qualunque, deve essere pulito da tutti i sentimenti tranne che uno:

"la soddisfazione".

Quello il sentimento da ottenere da una collaborazione, da una negoziazione. Mi devo sentire soddisfatto, l’altro si deve sentire soddisfatto. 

Come si ottiene questo stato di equilibrio?

Facendo uscire innanzitutto i sentimenti tutti, quindi agendo soltanto con razionalitĂ , ma soprattutto, facendo uscire tutti quei sentimenti empatici che sono abbastanza "tipici" per la categoria umana dei traduttori: quelli che "sentiamo al posto dell’altro".
Sono i sentimenti empatici (o sostitutivi) che generano in noi dei sentimenti che ci trascinano a non essere piĂą razionali, e quindi, a lavorare con dei prezzi che sono vantaggiosi per i clienti, ma  decisamente dannosi per noi stessi.

Il rapporto interpersonale in cui è in equilibrio la soddisfazione di entrambe le parti, è professionale.
Per mantenere quell’equilibrio, deve essere per forza in equilibrio anche il rispetto reciproco; non può esserci subordinanza, nĂ© reale, nĂ© finta.

Credo che sia abbastanza chiaro che non è professionale nĂ© il comportamento di un freelance che si lascia guidare da sentimenti, di qualunque tipo siano, nĂ© quello dell’agenzia che abusa dei sentimenti dei suoi "collaboratori" per ottenere da loro che "regalino" a lei i loro soldi. Eppure questo esattamente quello che sta succedendo.
L’abuso non esiste senza il relativo comportamento della vittima. Sono "non" professionali, scorretti, entrambi. Non è peggiore l’abuso del comportamento della vittima, nĂ© vice versa. 
Tuttavia, perché è logico che "io traduttore" devo per primo diventare razionale (e quindi professionale)? Perché è illogico aspettare che lo facciano gli altri? Perché è illogico accusare gli altri e non cambiare per primi noi?

Perché, "io traduttore", sto male: non guadagno quello che devo guadagnare (lavoro troppo eccetera). Quindi, dato che ho il diritto di stare bene (sentirmi bene mentre lavoro e con il mio lavoro), ho il dovere verso me stesso di cambiare, di trovare una soluzione, di fare in modo da stare bene, IO.
PerchĂ© l’altro, che sta bene come sta, non ha nessun interesse a cambiare il proprio comportamento, quindi ce lo devo costringere.
Vi assicuro, che, nel momento stesso in cui ci si mette nell’ottica corretta – l’unica ottica corretta esistente – del rapporto professionale tra collaboratore e cliente, l’altro smette quasi istantaneamente di comportarsi in modo non professionale (irrazionale, usando argomenti irrazionali). 

L’unico argomento che serve è : "sotto questo prezzo io non vivo decentemente, quindi non posso garantire traduzioni di qualitĂ  professionale. " Questa frase va usata, ripetuta, comunicata, fino a quando non ce ne sarĂ  piĂą bisogno.

Certo, nella situazione in cui siamo, con dei prezzi a cui mancano moltissimi euro a quel minimo di 18-20 euro a cartella, dovete essere disposti a _perdere_ clienti ed essere disposti a _cercare_ quelli che si comportano in modo professionale: magari anche loro non sono ancora abituati a sentirsi chiedere 18 euro, ma ce li portate nell’arco di due anni. Ecco perchĂ© in questa situazione è saggio rivolgersi ad agenzie straniere, non quelle di massa con sistemi automatizzati di fatturazione in cui diventate nuovamente dei numeri, ma quelle normali, serie. All’estero il calcolo e le attitudini professionali sono – in 95% dei casi – normalmente in uso e accettati da entrambe le parti. Ecco anche perchĂ© cercare clienti diretti, è un’altra valida tattica nella strategia di eliminare clienti non professionali. L’azienda NON linguistica, difficilmente usa tattiche irrazionali nella negozazione. La negozazione normale contiene fattori "irrazionali" ma non ne contiene di quelli abusivi.
Di marketing si può iniziare a parlare solo dopo aver assunto questa ottica corretta. Su questo stesso blog abbiamo conosciuto ultimamente qualcuno che è passato da cartelle di 9 euro a cartelle di 16 euro, di colpo…. E’ talmente agguerrita ora che ha capito, che il suo "marketing" viene di conseguenza e in modo spontaneo.
E diamo tranquillamente per scontato che di conseguenza anche le agenzie italiane si sentiranno semplicemente costrette a cambiare tattica, pena chiudere semplicemente.

Frauke

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{ Da quando Stefano ha creato la Rassegna del traduttore in fb, mi sto rendendo conto che il filo della rete è molto meno sottile di quanto sembrasse, ma anche di una pecca di molti dei miei giovani colleghi italiani (o aspiranti tali).

Su Lantra, su Vertalerslijst (olandese) e su Rosetta-l oggi parlano proprio degli articoli passati in Rassegna da Stefano, che mi avevano colpito fin da subito:

Are you a professional translator? If so, yo do not lower your translation rates di Marcela Jenney

e:

Just what do you take me for? di Wendell Ricketts.

Perché anni fa, chi era iscritto a Langit, era anche iscritto alle liste internazionali, mentre ora non sento altro in giro che lamentele per i troppi messaggi e “me ne basta una di queste liste”?.

Se la dico io, una frase del genere, posso capirmi. Il tempo per leggere tutto non ce l’ho più perché devo dedicare la maggior parte delle mie ore alle traduzioni dei miei clienti.

Ma chi vuole iniziare, chi deve cercarsi clienti, chi vuole conoscere colleghi, chi deve farsi un’idea del modo MIGLIORE per iniziare, chi vuole capire come si fa esperienza, come si formano i prezzi, quanto si chiede senza rischiare di prostituirsi, senza svalorizzare la professionalitĂ  di chi ci vive giĂ  di questa professione, di cosa sia la formazione di un traduttore eccetera, non può NON iscriversi ad almeno una delle mailinglist internazionali. Una perdita di tempo? No, è un INVESTIMENTO, ed è un investimento fondamentale per il futuro (e per il presente). 

Quando si parla delle aziende e dei loro investimenti, noi pensiamo subito a soldi e macchinari. Lo traduciamo in “comprare computer, programmi e dizionari”. E il know how???? Dove lo mettiamo? Sei ore dietro al computer a leggere i messaggi di interesse comune sulle liste nazionali ed internazionali, sono sei ore investite nel proprio futuro, anche IMMEDIATO.

Non stai guadagnando dei soldi ORA leggendoli, ma stai senza alcun dubbio guadagnando quelli di domani.

Almeno 1 lista internazionale è d’obbligo per un traduttore che si prepara ad un futuro con prezzi ben diversi da 0,01 – 0,06 euro a parola. Quando uno vuole imparare dagli altri, non va a cercare chi ha gli stessi problemi suoi, ma chi quei problemi nemmeno li conosce, oppure li ha già risolti, oppure spiega come si risolvono. Quindi, soprattutto all’estero, dove il freelancer è un concetto ben radicato.

Salterà all’occhio che non nomino ProZ tra le possibili fonti internazionali. Non la cito. Perché oggi devo concludere che non posso oggi annoverarla tra le fonti internazionali autorevoli per quel che riguarda i corretti comportamenti imprenditoriali del traduttore freelance. Se lo fosse stata, oggi l’avremmo festeggiata, non criticata.

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